"L'omosessualità è decisa dai geni", la ricerca di Michael Bailey

Lo studio condotto da tre docenti americani potrebbe svelare una nuova verità sull'attitudine sessuale

"L'omosessualità è decisa dai geni", la ricerca di Michael Bailey

Arriva dall'America la ricerca condotta da Michael Bailey, docente all'università Northwestern di Chicago, che assieme ai colleghi Gregor Cochran e Steve Sailer afferma che l'omosessualità è decisa dei geni. La ricerca, secondo Bailey, dimostrerebbe come in realtà l'essere gay si erediti come il colore dei capeli o il taglio degli occhi, scatenando immediate polemiche fra gli accademici. Il tutto si baserebbe sulla semplice teoria dell'evoluzione darwiniana: un uomo ed una donna sono portati naturalmente a concepire per continuare la specie, quindi secondo lo studioso l'alterazione di questo sistema può essere causato solo da un anamolia genetica, o da un ipotetico "germe" gay.

Lo studio, condotto sulle pecore - unici animali secondo gli scienziati a sviluppare tendenze gay o asessuate apparte gli umani - ha riscontrato che in un campione determinato, il 5/10% degli animali, sviluppava tendenze omosessuali: ponendogli di fronte animali di sessi diversi, alcune di loro si avventavano su partner dello stesso sesso. La prova del nove, però, si è avuta con l'esperimento condotto dai ricercatori che hanno studiato un campione di 400 omosessuali: una percentuale abbastanza alta di essi presentava un'anomalia genetica del cromosoma X, precisamente dell' Xq28, che continua a passare di madre in figlio condizionandone l'orientamento. Secondo Bailey, i geni sarebbero sopravvissuti alla selezione naturale perchè hanno a che fare con la fertilità delle donne.

Cochran, dal canto suo, ha affermato che nel giro di qualche anno si potrebbe operare a livello genetico, già all'interno della pancia della madre, per risolvere il "problema". L'idea è stata aspramente condannata dal mondo LGBT, che la addita come ripugnante e immorale, ma Bailey ha risposto in modo fermo: "Vogliamo dare ai genitori un giorno la possibilità di scegliere, in base alla società in cui vivono, quale orientamento dare ai propri figli".

I docenti della Northwestern poi, hanno specificato come l'essere gay possa essere "la conseguente difesa autoditruttiva del corpo ad un infezione esterna", proprio come il gene dell'anemia falciforme fornisce protezione dalla malaria a scapito dei globuli rossi malformati. Si tratterebbe quindi di un virus, più o meno: secondo Bailey infatti, potrebbe essere come l'influenza. Avrebbe quindi bisogno di attecchire in un periodo ben preciso, attaccando prima o poco dopo la nascita. Gli omosessuali potrebbero nascere più numerosi in un determinato periodo dell'anno, proprio come in alcuni paesi con inverni rigidi si verificano più nascite di bambini schizofrenici rispetto ad altri luoghi.

Una teoria che sta riscuotendo discreti successi tra le università americane. "È radicalmente sbagliato pensare all'omosessualità come una malattia. Ma dal punto di vista medico non si può parlare con rigore alla teoria del gene gay senza trarre delle semplici analogie col le comuni malattie genetiche. Entrambe riducono drasticamente il numero dei discendenti, che è quello che conta nella teoria dell'evoluzione" afferma Steve Sailer, sicuro della veridicità della propria ricerca.

Non è tutta colpa dei geni però: a quanto pare, essi influenzano l'orientamento sessuale solo per il 30-40%, mentre le restanti cause andrebbero ricercate nel livello di espozione agli ormoni durante la gravidanza, negli ambienti sociali dove si cresce e negli orientamenti di pensiero della società odierna.

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