L'europa è una costruzione difficile. E non solo per l'economia. La memoria storica non è meno complessa da gestire dello spread. Ne è una prova il caso scoppiato con la Slovenia e oggi finito al centro di un'interrogazione che un gruppo di parlamentari italiani del Ppe ha presentato al presidente del Consiglio europeo.
Il caso è quello della moneta definita nel documento «anti-italiana». Tutto inizia nel 2011, quando il Paese confinante con l'Italia emette una moneta commemorativa per celebrare la nascita di quello che a Lubiana è considerato un eroe nazionale: Franc Rozman-Stane. Il generale Rozman-Stane però è uno di quei personaggi controversi - la storia ne è piena - che per qualcuno è un eroe, per altri si può considerare un «criminale di guerra». Il documento dei parlamentari italiani, presentato da Carlo Fidanza del Pdl e firmato dai colleghi Marco Scurria, Roberta Angelilli e Sergio Paolo Francesco Silvestris, ricorda infatti che l'ufficiale sloveno «fu membro del IX Corpus, il reparto dell'esercito comunista jugoslavo di Tito che tra il 1943 e il 1945 eseguì la pulizia etnica ai danni della popolazione italiana nella zona del confine italo-slavo». Anche «Il Piccolo» ha ricostruito la figura di Rozman: nacque 101 anni fa (il 27 marzo del 1911) a Spodnje Pirnice vicino a Lubiana, in quella che allora era la monarchia austro-ungarica. Nel 1935, dopo l'invasione italiana dell'Etiopia, cercò senza successo di unire le forze etiopiche per combattere gli invasori italiani. Partecipò anche alla guerra civile spagnola nelle Brigate internazionali. E nel dicembre del 1941 entrò nella resistenza partigiana jugoslava. Nella primavera del 1942 Rozman divenne il comandante di una brigata partigiana slovena. Il 13 luglio 1943 fu nominato comandante del Comando superiore dell'esercito partigiano sloveno con il grado di tenente generale. E morì nel novembre del 1944 in Carniola per le conseguenze di una grave ferita subita durante la prova di nuovo mortaio inviato ai partigiani dall'esercito britannico (molti sostengono che fu ucciso da un sabotaggio operato da un gruppo di cetnici).
La macchia che fa male agli italiani è quella delle foibe. E il corto circuito storico è tale per cui il figlio di qualche vittima dei titini, o di qualche esule, potrebbe presto trovarsi fra le mani proprio la moneta con l'effigie di quello che per lui è un «criminale di guerra». «Migliaia di italiani - ricordano i parlamentari - furono soppressi, molti di loro mediante fucilazione a seguito della quale i loro corpi vennero gettati nelle Foibe». «Per sfuggire alla pulizia etnica circa 350mila italiani furono costretti ad abbandonare le loro abitazioni e quelle terre e i loro beni vennero confiscati e nazionalizzati».
I deputati europei ricordano che in Italia il 10 febbraio di ogni anno si celebra il Giorno del Ricordo per commemorare proprio le vittime delle Foibe e gli esuli da Istria, Fiume e Dalmazia. La contraddizione c'è. Oggi fra Italia e Slovenia le relazioni oggi sono amichevoli, dopo le fratture storiche del passato. Anche per questo Fidanza è convinto che non sia stata una provocazione: «Non credo che sia revanchismo, non avrebbe senso, e i rapporti bilaterali e in sede europea sono buoni. Certo la storia è controversa, difficile da maneggiare. C'è indubbiamente il principio di sovranità, ma ci sono anche delle regole». Fidanza ricorda la raccomandazione della commissione europea in materia: «È opportuno - si legge - che le emissioni di monete commemorative in Euro destinate alla circolazione commemorino unicamente eventi della massima rilevanza nazionale o europea, giacché tali monete circoleranno in tutta l'area dell'euro».
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