Sono oltre due milioni i rifugiati scappati dalla Siria devastata dalla guerra, che va avanti da tre anni. Una massa imponente di persone che hanno lasciato il Paese per trovare asilo negli Stati confinanti (Libano, Iraq, Egitto, Giordania, Turchia) o che hanno invece preso la via del mare, per approdare sulle coste meridionali d'Europa e poi disperdersi sul continente, magari tentando di raggiungere la Germania e la Svezia, mete privilegiate.
Quasi un milione di rifugiati, circa la metà di chi ha lasciato Siria, è minorenne. Un dato importante, su cui battono le organizzazioni umanitarie, che fa aggiungere alla preoccupazione per le condizioni in cui chi se ne va è costretto a vivere, anche il rischio di "perdere" una generazione, lasciandola senza un'educazione, senza una famiglia, più semplicemente senza la vita che un bambino dovrebbe condurre.
Un rapporto stilato dall'Unhcr, l'Agenzia per i rifugiati dell'Onu, fotografa la situazione dei campi in Libano e Giordania, dove si trova circa il 60% dei bambini siriani fuggiti. Sono almeno 70mila le famiglie rifugiate nei due Paesi a vivere senza un capofamiglia, 3.700 i bambini separati dai genitori.
I più piccoli, già dai sette anni, sono spesso costretti a trovarsi un'occupazione, in molti casi obbligati ad assumere il ruolo di capo-famiglia e a provvedere al sostentamento dei parenti. Per molte ore - e pochi soldi - lavorano in Giordania o in Libano, in condizioni poco sicure.
Il più grande campo profughi nato dalla tragedia siriana, il campo giordano di Zaatari, è un buon esempio di quanto l'Onu denuncia.
All'interno del vasto spazio ricavato in un'area desertica, grande quanto la quarta città del Paese, sono nati centinaia di piccoli esercizi commerciali. Molti di essi impiegano bambini sotto i dieci anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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