Tensione alle stelle a Teheran. Il presidente egiziano Mohammed Morsi sferra un duro attacco contro Assad. Lo fa nel discorso di apertura del 16° summit dei "Paesi non allineati" in corso nella capitale iraniana, che vede la partecipazione dei rappresentanti di 120 Paesi. "Il mondo - dice il leader egiziano - ha il dovere morale di sostenere il popolo siriano nella lotta contro un regime oppressivo che ha perso la sua legittimità. Tutti dobbiamo esprimere il nostro pieno appoggio alla lotta di chi chiede libertà e giustizia in Siria". Subito la delegazione siriana presente ha lasciato la sala dove si svolgono i lavori.
"La rivoluzione in Egitto è stato un pilastro della Primavera araba, è iniziata un paio di giorni dopo la Tunisia ed è stata seguita da Libia e dallo Yemen e ora dalla Siria dove c’è una rivoluzione contro il regime oppressivo", ha detto il presidente egiziano. "I palestinesi e i siriani vogliono la libertà, la dignità e la giustizia", ha proseguito Morsi. Particolare interessante: era la prima visita di un capo di Stato egiziano in Iran dopo 30 anni.
"Tutti noi siamo responsabili"
"Il salasso in corso in Siria - ha proseguito Morsi - è responsabilità di tutti noi e dovremmo sapere che questo spargimento di sangue non si può interrompere senza un'intromissione attiva di noi tutti La crisi siriana - ha concluso - sta salassando i nostri cuori".
La reazione sdegnata di Damasco
Le autorità siriane hanno accusato il presidente egiziano di "istigare allo spargimento di sangue in Siria".
Lo riferisce una scritta in sovrimpressione apparsa sulla tv di Stato siriana in reazione al discorso pronunciato da Morsi a Teheran. Interviene anche il ministro degli Esteri di Damasco, Walid al Moallem: "Un’ingerenza negli affari interni siriani e (...) un’istigazione a inseguire il bagno di sangue in Siria".
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