Guai giudiziari per Jean-Claude Mas. Il fondatore e proprietario della Pip (Poly Implant Prothese) è stato condannato dal tribunale di Marsiglia a quattro anni di carcere e 75mila euro di multa per il reato di frode. L'azienda francese era, infatti, finita al centro di un maxi scandalo dopo che aveva messo in commercio 400mila protesi al seno difettose. Tra i condannati anche quattro ex alti dirigenti dell’azienda, con pene che vanno dai tre anni a 18 mesi con la condizionale.
Oltre trecento avvocati e 7.400 parti civili. Un maxi processo quello che ha portato alla condanna del fondatore della Pip finito sotto accusa da oltre 400 donne che si erano sottoposte all’impianto di protesi mammarie contenenti un tipo di silicone che avrebbe duovuto essere destinato a usi industriali. In campo anche l’Agence Nationale de sécurité du Médicament (Ansm) e l’organismo certificatore tedesco Tuv. Proprio quest’ultimo era stato riconosciuto colpevole di negligenza dal tribunale di Tolone per non aver verificato in maniera appropriata gli impianti e condannato a pagare oltre 50 milioni di euro a sei distributori e oltre 1.600 donne. Mas, insieme ai dirigenti, si era sempre difeso confermando di aver usato il silicone industriale ma assicurando che gli impianti non ponevano rischi per la salute.
Senza entrare nel merito della questione, il tribunale di Marsiglia si è limitato a pronunciarsi solo sull’accusa di frode che era stata sollevata dagli imputati. Il procuratore Jacques Dallest aveva chiesto per Mas "100mila euro di danni, l’interdizione definitiva dalla professione e quattro anni di carcere". Pene da due a quattro anni erano, invece, state chieste anche per gli altri ex alti dirigenti, il direttore del controllo qualità Hannelore Font, il direttore della produzione Loic Gossart e il direttore della ricerca Thierry Brinon. Per l’ex aamministratore delegato Claude Couty erano, invece, stati chiesti quattro anni di prigione, di cui due con la condizionale, e una multa da 50mila euro.
Nel mondo sono quasi 400mila le donne che hanno portato o portano tuttora le protesi vendute dall’azienda francese creata nel 1991 e chiusa nel 2010 dopo la denuncia dell’Ansm e il ritiro delle protesi dal mercato. Le autorità francesi avevano, infatti, scoperto che gli impianti "Poly Implant Prothese" sono due volte più soggetti alla rottura. Non solo.
Il silicone industriale, di cui sono fatte le Pip, non a èutorizzato dall’Istituto di sanità francese perché considerato cancerogeno. Secondo l’ultimo bilancio disponibile in Francia, "oltre 17mila donne su 30mila si sono sottoposte all’operazione di rimozione dell’impianto e almeno il 25% dei dispositivi è risultato già danneggiato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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