Milioni di musulmani per vari motivi che vanno dalla fuga dalle guerre, alla ricerca di lavoro, o al semplice desiderio di una vita migliore, sono approdati in Europa e la maggior parte conduce una vita tranquilla, integrata, nel rispetto delle regole della nazione in cui si trovano. Ma ogni giorno, sempre più spesso, ci sono casi di estremismo che coinvolgono nazioni tolleranti e paladine del rispetto dei diritti umani, come l'Inghilterra dove nel nome della libertà di parola sono stati protetti numerosi estremisti islamici ricercati in altri Stati, o il Belgio, il cuore dell'Unione Europea e dal quale solo l'anno scorso sono partiti almeno 220 jihadisti diretti in Siria, o la Svezia, dove un professore dell'università islamica di Stoccolma, ha dichiarato che le donne che non indossano il velo meritano di essere stuprate. Nel 2005 quando l'Inghilterra venne scossa da una serie di attentati nella metropolitana, lo sconvolgimento maggiore fu constatare che gli attentatori erano figli di seconda generazione di immigrati, con dei lavori stabili e un'istruzione. C'è un disagio sociale giovanile che non riguarda più l'emarginazione. E' un bacino di malessere che viene colmato dai reclutatori che spingono schiere di persone a credere che sia necessario combattere l'islam moderato e l'Occidente a prescindere.
Dopo aver raccontato i conflitti del Medio Oriente, Africa e Centr'Asia (guarda la mia bio), oggi vi porto nel cuore del radicalismo islamico alle porte di casa nostra: a Londra, dove ci sono le centraline che coordinano la pirateria e le reti principali della propaganda al qaedista in Occidente, in Belgio dove si legifera per una Europa sempre più unita, ma che di fatto non lo è, e in Svezia dove stanno cambiando i colori di una popolazione sino ad oggi icona della pelle bianca e dei capelli biondi.
Incontrerò imam che predicano la jihad, che sognano l'instaurazione di un califfato islamico, cercherò di capire come funziona il reclutamento dei centinaia di ragazzi.
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