Regeni, dopo stop a pezzi per gli F16 l'Egitto prepara ritorsioni

La mossa del parlamento come misura contro le indagini a rilento sull'italiano

Un momento del sit-in davanti all'ambasciata egiziana per chiedere la verità sulla morte di Regeni
Un momento del sit-in davanti all'ambasciata egiziana per chiedere la verità sulla morte di Regeni

C'è amarezza al Cairo, per la decisione del Parlamento italiano di smettere di inviare agli egiziani i pezzi di ricambio per gli aerei F-16, una mossa decisa in risposta alle indagini che vanno a rilento sulla morte del ricercatore Giulio Regeni.

Un'amarezza che è ben espressa in una nota pubblica del ministero degli Esteri in Egitto, che arriva nel giorno in cui la Camera ha respinto un emendamento presentato da centrodestra, Lega e Fratelli d'Italia (e votato da 29 parlamentari) che voleva reintrodurre l'autorizzazione delle forniture nel decreto Missioni.

Il passaggio al Senato aveva eliminato il via libera per l'invio dei pezzi di ricambio agli egiziani, poi approvato definitivamente dal Parlamento. Insieme al rifinanziamento delle missioni all'estero, da quelle in Bosnia e Afghanistan a quella nel Mediterraneo, è arrivato anche il "no" al generale al-Sisi.

Ora dal Cairo minacciano ritorsioni per quello che è già passato alle cronache come "l'emendamento Regeni", dal nome del ricercatore torturato e ucciso in Egitto.

Se non sono chiare le mosse che Il Cairo metterà in atto, promette tuttavia di "rivedere la cooperazione in atto per combattere l'immigrazione illegale nel Mediterraneo e rispondere alla situazione in Libia".

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