Pensavano quasi tutti che avrebbe scelto un vice «bianco e noioso», fino a che è arrivata Ann Romney, qualche giorno fa, a stuzzicare la curiosità a proposito del ticket di suo marito: «Stiamo pensando a una donna, un'ipotesi che mi piace». E così la lista delle possibili vice è diventata un gioco divertente per i media americani, a caccia di una Hillary Clinton conservatrice, in grado di guadagnare i voti dell'elettorato femminile ancora indeciso (è vero che la Clinton non è il vice presidente, ma è molto di più, oltre alle voci perenni su una sua futura corsa alla Casa Bianca). Fino a che ieri Drudge Report ha indicato il nome della frontrunner (presunta): Condoleezza Rice. La donna che è stata a fianco di George W. Bush, prima consigliere per la sicurezza nazionale e poi segretario di Stato e che poi è tornata a insegnare a Stanford, sostenendo fra l'altro di avere «interesse zero» per le elezioni.
Questo in passato, almeno, perché come ricorda il sito (vicino ai repubblicani e a Romney) pochi giorni fa Condoleezza ha fatto circolare una mail fra i suoi sostenitori, in cui spiega che le elezioni del 2012 saranno forse «una svolta per gli Stati Uniti» e in ogni caso «tra le più importanti della mia vita», e quindi viene naturale chiedersi come mai. Certo non pare incline al romanticismo, lei che è tostissima, e certo non soppesa poco le parole, lei che è stata protagonista della politica internazionale e della diplomazia. C'è chi insinua che Drudge Report abbia rilanciato il ticket Romney-Rice per annebbiare le nuove critiche agli affari finanziari del repubblicano, ma in ogni caso l'annuncio del nome è atteso per le prossime settimane. E Romney avrebbe ormai ridotto la rosa a pochi nomi. Prima della dichiarazione di sua moglie Ann uno dei più probabili era il senatore Rob Portman, cioè il genere «bianco e noioso», un candidato di secondo piano che non oscurasse l'eventuale presidente. Ma Romney potrebbe seguire una strategia opposta e scegliere un vice «attraente», per rendere più entusiasmante anche la sua candidatura. Come il senatore della Florida Marco Rubio, giovane e anti establishment. Anche Kelly Ayotte, senatrice quarantaquattrenne del New Hampshire sarebbe in lizza: giovane, inesperta di Washington (è in carica da un anno e mezzo) ma «dura» sulla sicurezza nazionale, fedelissima di Romney, carta vincente perché inaspettata. Le altre conservatrici finite nella lista per ora hanno smentito: la governatrice dell'Oklahoma Mary Fallin e la governatrice del South Carolina Nikki Haley.
Sarah Palin, col suo ticket fallito con John McCain alle spalle, ieri ha subito dato la sua approvazione alla Rice: sarebbe un vicepresidente «meraviglioso», anche perché ha «più esperienza del presidente in carica». I repubblicani temono ancora l'errore commesso nel 2008 con Sarah Palin, troppo outsider e troppo poco esperta. Ma Condoleezza, sempre che ci ripensi sull'«interesse zero» per la corsa politica, non è niente di tutto ciò: è esperta, pallutissima, notissima. È donna e anche nera: e questo potrebbe rientrare nella strategia di Romney di rubacchiare qualche voto nel cuore dell'elettorato di Obama. È legata all'amministrazione Bush e sostiene il diritto all'aborto, e questo può essere un rischio.
Ma di certo l'idea di una presidenza Romney-Rice è riuscita a fare parlare di sé. Del resto Politico ieri ricordava come la fantasia di Condi «candidata perfetta» non abbia mai abbandonato i repubblicani. Che ieri sono tornati a sognarla.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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