«Questa è un’esplosione di rabbia e disperazione. La ricaduta ha colpito molti partiti, giustamente e ingiustamente». Nelle parole preoccupate di Panos Panagiotopoulos, uno dei più alti dirigenti del partito di centrodestra Nuova Democrazia, c’è la consapevolezza del terremoto politico che ha colpito la Grecia. Nuova Democrazia ha avuto la sua vittoria di Pirro, con circa il 20 per cento dei voti. E fino all’ultima scheda non si riuscirà a sapere se il nuovo Parlamento di Atene riuscirà a produrre un governo. Se così non fosse, quelle di ieri passeranno probabilmente alla storia come le elezioni che hanno dato l’avvio al collasso dell’Ue come l’avevamo - tutti noi europei, non solo i greci - fin qui conosciuta.
Ecco che ad Atene si avanzano i populisti di estrema sinistra e di estrema destra, avanguardia inquietante di ciò che rischiamo di vedere presto in tanti altri Paesi e forse anche nel nostro. La «sinistra radicale» (anti-Ue, anti-Bce, anti-Fmi) di Syriza ha fatto sensazione strappando il secondo posto agli altri grandi sconfitti del voto di ieri, i socialisti del Pasok. I comunisti del Kke, reperti archeologici dell’epoca di Stalin, superano l’8 per cento: promettono, come sempre, ciò che non possono mantenere ma con una sola eccezione, quella di riuscire a portare in piazza rabbia e odio sociale.
Più sgomento di costoro suscitano solo i neonazisti di Alba Dorata, fanatici nazionalisti nostalgici di tutte le dittature nere del Novecento greco. Le loro bandiere, non potendo adornarsi di svastiche, si fregiano di una “greca” che ricorda quanto basta il simbolo hitleriano, con quel tocco localista che piace tanto al leader Nikos Michaloliakos. Quello che due anni fa si esibì in un saluto romano nel consiglio comunale di Atene. Quello che ieri ha boriosamente citato il «veni, vidi, vici» di Giulio Cesare, ha minacciato «i traditori di questo Paese» e ha detto in televisione: «Attenti, stiamo arrivando. Dentro e fuori il Parlamento». Fuori dal Parlamento, i nazistoidi si sono già fatti vedere e sentire ieri ad Atene, andando a insultare e a minacciare in alcuni seggi i militanti di sinistra che seguivano lo svolgimento delle elezioni. Preoccupante anticipo di ciò che potrebbero diventare le piazze della Grecia di domani: un campo di battaglia tra esaltati schierati su barricate opposte ed estreme.
Intanto i «partiti dell’euro» mettono in chiaro che non si azzarderanno a chiedere nuove elezioni (potrebbero riservare sorprese peggiori di queste) e che cercheranno di mettere in piedi un governo filo-Ue.
Evangelos Venizelos, leader dello sconfittissimo Pasok, ha già teso la mano al vincitore pirrico Antonis Samaras e a «tutte le forze che hanno una prospettiva europea a prescindere dalla loro posizione sull’accordo» per salvare la Grecia. Sarà molto dura.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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