Siria, l'Occidente fa un passo indietro sulle armi ai ribelli

Dopo mesi di interventismo, il premier Cameron torna su posizioni più caute. Armi contro Assad? "Non abbiamo preso decisioni"

Siria, l'Occidente fa un passo indietro sulle armi ai ribelli

L'Occidente continua ad annusare l'aria di Damasco. E quelli che fino a qualche settimana fa sembravano venti favorevoli, oggi appaiono portatori di più guai di quanto si ritenesse. Se il sostegno all'opposizione che cerca le dimissioni del presidente Bashar al-Assad era fino a ieri data per scontata, oggi bisogna fare i conti con una maggiore cautela se non altro sul piano della fornitura di armi.

Dopo un mezzo passo indietro da parte degli Stati Uniti, che hanno bloccato l'invio di armi in Siria, ha iniziato a titubare anche David Cameron. Il premier britannico, supporter della prima ora della fornitura di armamenti a chi combatte contro i lealisti di Damasco, è tornato a trincerarsi dietro la prudenza. "Non abbiamo preso alcuna decisione", ha detto, rimangiandosi di fatto mesi di interventismo e di appoggio alla posizione della Francia. Ha però ricordato che "è importante che continuamo a lavorare con loro" e che sulla questione degli aiuti letali ai ribelli la parola dovrà passare per forza di cose "dal parlamento".

Il sostegno ai ribelli dunque non è cambiato, ma la volontà di dargli i mezzi per contrastare più efficacemente le forze di Assad, protagoniste di diverse offensive di successo, dalla battaglia di Qusayr in poi, è meno chiara. Le armi dovranno arrivare in Siria per altre vie.

Per esempio dai sauditi. Dietro alla rinnovata cautela degli occidentali, la paura che un fronte ribelle sempre più composito e non necessariamente a maggioranza laica o moderata possa rivelarsi un alleato pericoloso e difficile da sostenere.

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