Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, nello stadio FNB di Soweto (Sudafrica) per commemorare Nelson Mandela, ha salutato molti dei capi di stato e di governo e i dignitari stranieri presenti sulla tribuna d’onore. E ha stretto la mano anche al presidente cubano Raul Castro (video). Un gesto di cortesia, che certamente non cancella decenni di tensioni nei rapporti tra gli Stati Uniti e Cuba. Ma è pur sempre un segnale di distensione. I due leader hanno scambiato anche qualche breve battuta.
Le migliaia di persone che affollano lo stadio hanno salutato con entusiasmo l’entrata di Obama. Sbarcato nelle prime ore del giorno a Johannesburg, insieme alla moglie Michelle e all’ex presidente George W. Bush, con la moglie Laura - Obama è stato tra gli ultimi ad arrivare alla cerimonia, un’ora dopo l’inizio, perché il suo corteo - come diversi altri - era rimasto intrappolato nel traffico. Le 80mila persone nello stadio, assiepate sotto il diluvio, quando l’hanno visto inquadrato sul grande schermo, nella tribuna accanto alle altre autorità, hanno esultato. A rendere omaggio a Mandela, Johannesburg, anche altri due ex presidenti americani, Bill Clinton, accompagnato da Hillary e dalla figlia Chelsea, e John Carter.
"È un particolare onore essere qui, con voi, per celebrare una vita, quella di Mandela, come quella nessun altro": con queste parole Obama ha iniziato il suo discorso. Mandela, ha aggiunto Obama, è stato "un gigante della storia". "L’ultimo grande liberatore del Ventesimo secolo". Poi ha accostato il grande leader sudafricano a Gandhi e Martin Luther King: "Ringraziamo il Sudafrica per aver condiviso con noi Mandela. La sua lotta è stata la nostra lotta. Il suo trionfo, il nostro trionfo. La vostra dignità, la vostra speranza, hanno trovato espressione nella sua vita, e la vostra libertà, la vostra democrazia sono il lascito di quest’uomo". Le parole del presidente americano sono state salutate con un boato dalla folla.
Con un discorso appassionato Obama ha ripercorso la vita del presidente sudafricano: "Come Gandhi ha portato avanti un movimento che sembrava avesse poche possibilità di successo, ha dato una voce potente alle rivendicazione degli oppressi e e alla necessità morale di una giustizia razziale. Non vedremo mai un altro come Mandela - ha proseguito - ma lasciatemi dire ai giovani sudafricani e di tutto il mondo che potete fare vostro il suo lascito. Trent’anni fa, quando ero ancora uno studente, ho conosciuto Mandela e la sua lotta. Ha mosso qualcosa in me, ha risvegliato le mie responsabilità verso gli altri e verso me stesso. E mi ha condotto verso un improbabile cammino che mi ha portato qui oggi".
Sempre molto attento alle citazioni, Obama ha ricordato i versi del poeta inglese William Ernest Henley, autore della poesia "Invictus" scritta e utilizzata da Mandela per lenire il suo dolore durante i lunghi anni di prigionia. "Non importa quanto sia stretto il passaggio, quanto piena di castighi la vita: io sono il padrone del mio destino, sono il capitano della mia anima". "E che grande anima era la sua", ha aggiunto Obama.
La reazione di Cuba alla stretta di mano
Il saluto tra Obama e Raul Castro potrebbe significare "l’inizio della fine
dell’aggressione statunitense contro Cuba". È quanto si legge sul sito ufficiale cubano Cubadebate.cu che pubblica la foto. Difficile - se non impossibile - che negli Stati Uniti si attribuisca lo stesso significato allo storico scatto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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