Tokyo prepara la svolta. Un esercito regolare per difendersi dai cinesi

Il premier Abe vuole usare le minacce di Pyongyang e Pechino per cambiare la Costituzione che vieta di partecipare a conflitti armati

Tokyo prepara la svolta. Un esercito regolare per difendersi dai cinesi

Non doveva essere una visita così complicata quella del vicepresidente Joe Biden in Asia, prevista da tempo nell'agenda dell'Amministrazione di Washington per sviluppare le relazioni economiche con gli alleati del Pacifico. Ma sin dal suo arrivo a Tokyo lunedì scorso, Biden ha dovuto affrontare una delle questioni asiatiche più delicate degli ultimi anni, e la sua visita si è così trasformata in una svolta diplomatica cruciale per i rapporti tra Cina, Giappone e Corea del sud. Un paio di settimane fa Pechino ha imposto una nuova zona di difesa aerea con obbligo di identificazione (Adiz), un'area provocatoriamente estesa quasi come la California, e che comprende le isole Senkaku, chiamate dai cinesi Diaoyu, la cui territorialità è contesa sia dalla Cina che dal Giappone. Per reazione, dalla base americana di Guam si sono alzati due B-52 che hanno sorvolato la zona rivendicata dalla Cina senza incidenti. Subito dopo anche la Corea del sud – che ultimamente sembrava particolarmente vicina a Pechino – ha sorvolato la roccia di Socotra, un'altra zona rivendicata dalla Cina ma di fatto di proprietà sudcoreana.

«L'Adiz cinese è un tentativo di cambiare unilateralmente lo status quo nel mar Cinese orientale che potrebbe generare incidenti», ha detto Biden dopo l'incontro con il premier giapponese Shinzo Abe. Niente di più. Tokyo premeva per una dichiarazione congiunta degli alleati contro l'espansionismo cinese, un atto ufficiale per mostrare la solidità del rapporto con Washington. Una dichiarazione che però Biden ha ritenuto di non fare, per non «intromettersi in questioni territoriali» che, secondo lui, hanno poco a che fare con l'America. E arrivato ieri in Cina per incontrare il leader Xi Jinping, il vicepresidente americano ha detto molto poco sulle Senkaku. Subito prima della sua visita a Pechino, il ministero della Difesa cinese aveva diffuso un comunicato per specificare che, «sulla base delle leggi internazionali», l'Adiz «non influenzerà» la libertà di sorvolo degli aerei di altri paesi. «La cooperazione tra i nostri due paesi deve essere basata sulla fiducia», ha detto Biden a Xi. Il basso profilo tenuto da Biden nel suo viaggio asiatico da un lato mira a risolvere diplomaticamente la questione, senza avviare un pericoloso braccio di ferro con Pechino. D'altra parte l'America nel Pacifico è ospitata sin dal Dopoguerra nella prefettura di Okinawa, di cui fanno parte anche le isole Senkaku. Per la premiership giapponese la presenza americana a Okinawa è una questione difficile, da conciliare con la politica nazionalista di Shinzo Abe. Il Partito liberal democratico, al potere da quasi un anno, non ha mai nascosto la volontà di cambiare l'articolo 9 della Costituzione, quello che impedisce a Tokyo di possedere un esercito regolare ma solo «forze di autodifesa». Il governo così non può spendere quanto vorrebbe per le Forze armate, ed è costretto a dipendere dagli alleati per le provocazioni dei vicini – secondo la Carta Tokyo può reagire solo se direttamente attaccata.

La minaccia della Corea del nord da una parte, la crisi con la Cina dall'altra, sono argomenti validi per Abe che sta conducendo una campagna mediatica per convincere l'opinione pubblica sulla riforma costituzionale.

Se i rapporti tra Tokyo e Washington non sono mai stati così stretti, e Obama ha scelto una donna vicina all'Amministrazione come Caroline Kennedy per il posto di ambasciatrice in Giappone, è anche grazie alla «colonizzata» Okinawa dalla quale Washington controlla il Pacifico. Se l'America sbagliasse anche questa partita di politica estera, attribuendo più rilevanza ai rapporti con Pechino che a quelli con Tokyo e Seul, rischierebbe di perdere tutti i suoi alleati asiatici.

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