Caracas è nel caos: 14 morti fino ad ora, gruppi di manifestanti armati che battono la città, militari del governo di Nicolas Maduro che reprimono ogni forma di protesta con la violenza. La città è praticamente militarizzata. Ieri in un tweet la leader delle proteste studentesche, Gaby Arellano, ha richiamato alla protesta i cittadini: "Vi aspettiamo martedì in piazza Alfredo Sadel e marceremo fino all'Ambasciata di Cuba". Alcuni manifestanti hanno bloccato le strade della città con barricate improvvisate e striscioni recanti la scritta "noi non abbiamo più paura".
Anche nel resto del Paese dilaga il caos. A Valencia, terza area urbana del Venezuela, sono scoppiate le violenze tra manifestanti e polizia, che ha usato proiettili di gomma e gas lacrimogeni, stando a quanto riportato dalla stampa locale. A San Cristobal, al confine Ovest - da dove il movimento studentesco è partito il 4 febbraio scorso - le squadre antisommossa hanno disperso i manifestanti con gas lacrimogeni; un giovane è rimasto ucciso cadendo da un tetto.
Il principale bersaglio dei manifestati è il presidente Maduro, che si è detto pronto al dialogo nazionale, convocando per domani una conferenza "per la pace" a cui sono invitate "tutte le forze sociali, politiche, sindacali e religiose". Secondo indiscrezioni il presidente dello stato di Miranda, Henrique Capriles, non parteciperà al summit, perché ritiene che Maduro sia foriero di una dura "repressione e violazione dei diritti umani". Da parte sua Maduro ha interpretato bene i segni: con l'eco delle violenze di Kiev che risuonano ancora forti in tutto il mondo, si rende conto che per scatenare una guerra civile basta poco, pochissimo. Proprio per questo il generàl ha deciso di istituire una "Commissione della Verità" per scavare a fondo nelle ragioni delle proteste, sospettando un coinvolgimento interessato da parte di Washington nella faccenda.
Intanto, le Miss del Venezuela hanno lanciato una campagna di denuncia sul web recante l'hashtag #MissesPorLaPaz, in cui si scattano dei "selfie" con cartelli recanti le loro generalità e chiedendo la cessazione delle violenze in cui ha perso la vita anche la loro collega Genesis Carmona. In Venezuela i concorsi di bellezza sono radicati nella cultura locale da tempo: in molti sperano che queste proteste non violente possano in qualche modo convincere Maduro a non attuare repressioni così brutali, cercando invece un dialogo con l'opposizione. Molte altre reginette da tutto il mondo hanno partecipato alla protesta, con hashtags #PrayforVenezuela e #NoMasViolencia, nella speranza di dare una voce ai morti che non hanno trovato giustizia.
Maduro spera che la bufera contro di lui passi in fretta, ma ad ampi strati dell'opposizione non è andato giù l'arresto del leader Leopoldo Lòpez e di diversi suoi seguaci.
Pur avendo in mano le redini del potere Maduro non ha il carisma e l'arguzia politica dell'ex dittatore Hugo Chàvez, qualità che più di una volta gli permisero di restare in sella nonostante le frequenti turbolenze di Caracas.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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