C'è un uomo, in Vietnam, che da anni lotta contro la prepotenza dello Stato che nei suoi confronti, ma non solo, ha attuato un esproprio forzato. Si chiama Peter Doan Van Vuon ed è un imprenditore che opera nel settore ittico. In Vietnam è difficile far rispettare i diritti dei cittadini che subiscono abusi. E di casi come il suo ce ne sono parecchi. Ma non tutti, ovviamente, hanno il coraggio e la forza di ribellarsi. Van Vuon, invece, ha scelto di lottare. Ha perso. Ma in molti lo considerano già un eroe.
Ripercorriamo brevemente la storia. Van Ouon ottiene la concessione governativa su 40 ettari di terra nel 1993. Si tratta, più che altro, di aree paludose, acquitrini più che terra da coltivare. Grazie a un lavoro certosino e ad una volontà di ferro trasforma quei luoghi disastrati e malsani in un'azienda ittica. Dopo sedici anni comincia ad avere un discreto successo. Le autorità si ingolosiscono e cominciano a rivendicare - cosa mai fatta prima - i diritti su quei terreni bonificati. Ne nasce un contenzioso che si conclude, nel novembre 2011, con l'ordine, da parte delle autorità, di abbandonare tutto, non solo la terra ma anche l'azienda. Van Douon non si arrende e lotta con ogni forza. Devono arrivare i militari con l'ordine di esproprio in mano per farlo sgomberare. Reagisce, anche in modo piuttosto violento, ma alla fine viene arrestato con tutta la sua famiglia. E la storia finisce in tribunale.
Vuon viene condannato a cinque anni di carcere e una multa (circa mille dollari) per essersi ribellato all'esproprio e per "tentato omicidio". I giudici infliggono - pene fra i due e i cinque anni - anche ad altri tre parenti (maschi) dell'uomo. Alle donne pene più lievi, subito dopo sospese con la condizionale. Il signor Peter non si arrende e fa causa alle autorità vietnamite, chiedendo un risarcimento per danni "materiali e morali". La Corte di appello di Hai Phong, però, come riferisce il sito Asianews.it, gli dà torto e conferma la pena nei suoi confronti.
Anche se sconfitto il signor Van Douan è diventato un simbolo e la sua ormai viene chiamata "famiglia coraggio". In molti paesi sono state organizzate iniziative volte a sensibilizzare l'opinione pubblica e il suo caso varca i confini del Vietnam. Parlando al telefono con Radio Free Asia (Rfa), la moglie di Van Vuon, Nguyen Thi Thuong, ha detto di essere "consapevole" che "sarebbe finita in questo modo".
Durante l'udienza Vu Van Luan, vice-presidente dell'Associazione imprenditori del pesce di Tien Lang, aveva tentato di illustrare i regolamenti in materia di terre e confische, sostenendo l'illegittimità del sequestro ai danni di Doan Van Vuon. Ma i giudici hanno preferito emettere una sentenza di natura "politica", ignorando qualsiasi tesi a sostegno della difesa.
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