Eurofly lancia nuovi voli per New York e aspetta il 2006 per quotarsi in Borsa

Ieri il via da Bologna. Angioletti: «Lo tsunami ci ha fatto perdere ricavi per 15 milioni»

Paolo Stefanato

da Milano

Ieri è stato inaugurato il volo Bologna-New York di Eurofly: in settimana partiranno, sempre per New York, anche i collegamenti estivi da Napoli e Palermo. Ma la compagnia ha in serbo un’altra novità: un volo quotidiano solo business da Milano a New York per catturare la clientela che non vuole né code né attese. Augusto Angioletti, ex segretario dell'Anpac (sindacato piloti) ed ex consigliere di amministrazione di Alitalia, ha assunto l'incarico di amministratore delegato di Eurofly l'11 settembre 2001: «Le Torri cadevano e io entravo da quella porta».
Non male come inizio. E che cosa ha fatto?
«Il contrario di quello che hanno fatto gli altri. Tutti si ritiravano, io mi sono detto: approfittiamo. E ho preso in leasing due Airbus scontati del 40%».
Eurofly allora apparteneva all'Alitalia e perdeva un sacco di soldi.
«Era vittima di una logica di gruppo che la penalizzava: forniture, produttività, politiche del personale. Non c'era autonomia. Il charter non è un mercato ricco, occorre attenzione ai costi».
Lei propose di trasformarla in low cost.
«Francesco Mengozzi, allora amministratore delegato di Alitalia, obiettò: low cost si nasce...».
Fu venduta.
«A un primo giro di offerte Volare offrì di più, ma il pagamento era in azioni. D'accordo con i vertici Alitalia incontrai investitori e fondi. Era il febbraio 2003, la ristrutturazione era a buon punto, la flotta rinnovata, stabile il rapporto con il sindacato. L'esercizio si sarebbe chiuso in attivo. Banca Profilo acquistò, attraverso il fondo Spinnaker, prima l'80%, poi il rimanente 20%, valutando la società 13,5 milioni».
Che cos'ha fatto a quel punto?
«Abbiamo investito in strategia commerciale, completato la multicanalità con Internet, e siamo passati anche alle vendite al dettaglio, accanto all'ingrosso che caratterizza il charter».
I risultati ci sono stati?
«Il 2004 si è chiuso con un fatturato di 250 milioni, più 40% sul 2003, e un mol di 4 milioni (contro 1,7 del 2003, solo charter). Il risultato dopo le tasse è stato di 6,8 milioni (contro 2,7) per effetto di poste straordinarie e sgravi fiscali».
E dal punto di vista operativo?
«Abbiamo aumentato del 48% le ore di volo, del 51% i passeggeri (1,5 milioni). La produttività è aumentata».
Avete debiti?
«Solo linee di credito per cassa. La compagnia si autofinanzia».
I conti del 2005 come sono?
«Lo tsunami ha provocato la riduzione dei sette voli settimanali verso le Maldive prima a uno poi a tre. Abbiamo perso 15 milioni di ricavi. Il 2005 chiuderà in pareggio».
La Borsa è stata rinviata?
«Ci quoteremo entro i primi mesi del 2006».
In questi giorni lanciate nuovi voli verso New York.
«Per il charter il lungo raggio è produttivo soprattutto d'inverno, il medio d'estate. Così, per bilanciare, lanciamo la destinazione "leisure" New York per l'estate, puntando anche agli italo-americani diretti al Sud; per l'inverno serviamo di più l'Egitto, il mare più caldo a tre ore di distanza».
Avete anche un progetto business Milano-New York.
«Abbiamo allestito con 48 poltrone un A319 extended.

Volerà da gennaio da Malpensa 2 al JFK: nessuna attesa, due bagagli a mano; un'andata e ritorno quotidiano con orari che fanno risparmiare una notte d'albergo. Sarà come prendere la navetta Milano-Roma. Per chi viaggia per affari la risorsa più preziosa è il tempo».
Quanto costerà il biglietto?
«Il 15-20% in più di un normale biglietto business».

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