Due mesi di tempo concessi all'Italia per adeguarsi ai parametri Ue sull'aria. A Bruxelles tira sempre lo stesso venticello: quello delle imposizioni calate dall'alto in nome dell'ambiente. Ieri sulle case, oggi sulla qualità dell'aria. La Commissione europea ha inviato al nostro Paese una lettera di costituzione in mora per la "persistente mancata esecuzione" della sentenza della Corte di giustizia Ue secondo la quale l'Italia non aveva già ottemperato ai suoi obblighi in materia. Così, nei confronti del Belpaese è scattata la solita procedura d'infrazione.
Gira che ti rigira, il motivo delle recriminazioni di Bruxelles è ancora una volta scritto del folle Green Deal europeo con il quale si punta a raggiungere - costi quel che costi - la neutralità climatica del continente entro il 2050. Il protocollo, promosso con enfasi da socialisti e verdi europei, mira all'obiettivo "inquinamento zero" e richiede pertanto la piena attuazione delle norme in materia di qualità dell'aria. La direttiva obbliga gli Stati membri a mantenere al di sotto di determinati livelli le concentrazioni di inquinanti specifici nell'aria, come il particolato Pm10. Quando sono superati tali valori massimi, gli Stati membri sono tenuti ad adottare misure per ridurre quanto più possibile la durata del periodo di superamento dei limiti.
Sebbene dalla data della sentenza l'Italia abbia adottato alcune misure, nel 2022 si registravano ancora superamenti dei valori limite giornalieri in 24 zone di qualità dell'aria, mentre una zona segnalava superamenti dei valori limite annuali. Commentando le direttive e i parametri di Bruxelles sull'argomento, nei mesi scorsi il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, era stato tranchant. "La direttiva Ue sulla qualità aria è basata su un'irrazionalità ideologica", aveva lamentato, evidenziando ad esempio un paradosso legato alla situazione lombarda: "La Regione dovrebbe essere già considerata virtuosa perché emette un terzo rispetto a quello che inquina mediamente l'Europa", ma ci sono delle "condizioni morfologiche" che sono "al di fuori della nostra possibilità di intervento".
Ma da Bruxelles non vogliono sentire ragioni.
La Commissione ha così fatto scattare l'invio di una lettera di costituzione in mora all'Italia: il nostro Paese dispone ora di due mesi per rispondere e rimediare alle carenze segnalate dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di deferire l'Italia alla Corte, con la richiesta di irrogare sanzioni pecuniarie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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