Gli auguri del presidente della Repubblica a Raffaele Fitto per un incarico «così importante per l'Italia» nella nascente Commissione europea scuotono le coscienze dei dem. Ieri il capo dello Stato ha ribadito che l'unità, la coesione, non è antitesi alla dialettica politica, ma è «il quadro in cui questa dialettica e questa contrapposizione si articola che è l'interesse nazionale del nostro Paese». L'invito al Nazareno è parso più chiaro che mai: il Pd non può non votare l'italiano a cui von der Leyen ha affidato una vicepresidenza esecutiva. Lo ha ribadito anche Pierferdinando Casini, che parla solo quando ce n'è davvero bisogno. Ma neppure la «benedizione» di Mattarella (che al Quirinale ha ricevuto due giorni fa l'esponente democristiano di Fratelli d'Italia) è stata finora recepita dai dem; appesi al tergiversare di Elly Schlein e soprattutto ostaggi dello psicodramma in corso da giorni a Bruxelles. Il «problema» non è la nomina in sé di Fitto, a cui gli eurosocialisti continuano ad attribuire strumentalmente un connotato ideologico. Ma piuttosto il loro nervosismo: perché hanno constatato che il Ppe può disporre di un «doppio forno» in grado di orientare i voti dell'Eurocamera su temi chiave come Green deal e immigrazione nei prossimi 4 anni e mezzo. Quella cosiddetta «maggioranza Venezuela» andata nuovamente in scena due giorni fa. Nulla ha però a che vedere con quella che sostiene - o dovrebbe sostenere - il collegio dei Commissari votato a luglio da Ppe, Socialisti, liberali e verdi; accordo a cui anche Fratelli d'Italia ha dato via libera. «Dopodiché - spiegano dal partito della premier - dal punto di vista delle politiche non c'è nessuna partecipazione alla maggioranza, voteremo provvedimento per provvedimento». Il capodelegazione FdI, l'eurodeputato Carlo Fidanza, dice che è fuori questione irregimentarsi, e cioè aggiungersi come ala destra alla maggioranza Ursula. Ma la creazione di maggioranze a destra col Ppe sui singoli temi è nelle cose. Il voto sulla deforestazione c'è stato. Né inciampo né incidente di percorso. Ma neppure un laboratorio per strutturare una maggioranza alternativa a quella emersa dopo le elezioni europee. Ragioni politiche portano a dire che l'apporto dei socialisti non è sostituibile con le destre; alcune, come l'Afd tedesca, neppure europeiste, requisito chiave richiesto dal Ppe come emerso anche dall'incontro avuto ieri dal ministro degli Esteri Tajani con il N.1 del Ppe Weber.
Insomma, la «maggioranza Venezuela» sarà azionata all'uopo e non sul voto per i Commissari che formeranno la squadra von der Leyen bis. L'accordo di luglio svelerà il 27 novembre all'Eurocamera i suoi effettivi connotati. Su Fitto, ancora una volta ieri la premier ha auspicato il massimo sostegno da tutte le forze politiche italiane.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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