L'Europa, per una volta, non ci mette il becco. Ed è giusto così. Il diritto di famiglia non rientra infatti nelle competenze esclusive dell'Ue. Interpellata sulla richiesta della procura di Padova di rettificare l'atto di nascita di 33 figli di coppie omogenitoriali, la Commissione Europea ha fatto presente di non poter intervenire (né tantomeno pronunciarsi) nel merito della questione. Per chi segue le cronache di Bruxelles, la notizia c'è: in passato, infatti, dall'Europa non erano mancati commenti o addirittura "pressing" sui Paesi membri in merito al riconoscimento delle famiglie Lgbt.
A rispondere alla stampa sulla questione italiana è stato, in questo caso, il portavoce della Commissione Europea Christian Wigand. "Non siamo al corrente di questo caso e non possiamo commentare casi individuali. Ricordiamo, in linea generale, la nostra proposta che riguarda i diritti parentali che riguardano i casi transfrontalieri, ma evidentemente, in linea generale, le questioni di diritto di famiglia sono una competenza nazionale", ha affermato l'esponente delle istituzioni europee, interrogato sul caso di Padova tanto dibattuto nel nostro Paese. Delusi probabilmente quanti si sarebbero aspettati una bacchettata da Bruxelles (rispetto a cosa non è chiaro, visto che in Italia esiste una legge e la procura di Padova l'ha solo richiamata).
In Europa vige il principio di sussidiarietà, per cui nelle competenze non esclusive, "l'Unione può agire solo se, e nella misura in cui, l'obiettivo di un'azione proposta non può essere raggiunto in maniera soddisfacente da parte degli Stati membri, ma potrebbe essere realizzato in modo migliore a livello dell'Unione", ha proseguito Wigand. Il portavoce della Commissione Ue, in sintesi ha sottolineato un principio abbastanza chiaro: sul diritto di famiglia decidono i singoli Stati e il tema non rientra nelle competenze esclusive su cui Bruxelles può intervenire.
Nei mesi scorsi, tuttavia, l'Europa aveva fatto innervosire gli italiani dopo che - interpellato dai 5S - il commissario Reynders aveva parlato di "obbligo per gli Stati membri di riconoscere i figli di genitori dello stesso sesso, ai fini dell'esercizio dei diritti conferiti dall'Ue".
"Rivendichiamo la posizione dell'Italia che non vuole fare nessuna discriminazione ma che, contrastando fortemente l'orrenda pratica dell'utero in affitto, non vuole offrire spazio a regolamentazioni che favoriscano questa scelta", aveva in quel caso replicato il senatore azzurro Maurizio Gasparri. E Fratelli d'Italia aveva ricordato, per l'appunto, come il diritto di famiglia non sia una competenza esclusiva dell'Ue.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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