Il dilemma di Giorgia per il suo sì a Ursula

La notte insonne della Meloni

Il dilemma di Giorgia per il suo sì a Ursula
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Sono le 2,59 del mattino o, meglio, della notte tra martedì e mercoledì e mentre gli altri umani dormono Giorgia Meloni si arrovella sul dubbio amletico se esprimere un «sì» pubblico o segreto nel Parlamento di Strasburgo sulla nomina di Ursula von Der Leyen a Presidente della Commissione Ue. La partita è importante ma potrebbe diventare addirittura storica. E la Premier ribadisce anche a quell'ora di notte quella che è sempre stata la sua rotta. «L'interesse nazionale - spiega - è e sarà sempre la mia unica priorità». Ecco perchè il «sì» già si può considerare maturato. La questione ora è se trasformare questa propensione in una svolta, cioè se trasformare un «si» segreto sigillato nell'urna, che abbia come unico obiettivo quello di consolidare il rapporto personale con la Von Der Leyen, in una decisione storica alla luce del sole che porterebbe Fratelli d'Italia e i conservatori in una posizione più aperta al dialogo con il Ppe e più lontana dal populismo sovranista della destra del Patrioti. Il primo è un espediente prodotto dalla fantasia parlamentare che metterebbe al sicuro la von der Leyen dai franchi tiratori di sinistra e la Meloni dalle critiche di destra. «Sulla fantasia però - spiega la premier a quell'ora accompagnando la battuta con un sorriso - sono meno attrezzata». Questo non significa che non si lasci aperta questa possibilità visto che domani non ci saranno dichiarazioni prima del voto. Ma la Meloni in queste ore è tentata dalla «svolta» palese, ufficiale, da rivendicare. In fondo appartiene più al suo modo di essere, è più coerente con il suo carattere. Solo che, appunto, le «svolte» hanno bisogno di una sponda, di un interlocutore che le favorisca, che le renda motivatili e difendibili nel dibattito pubblico. E «la sponda» ovviamente può essere solo la von der Leyen: nel suo discorso, nel suo documento programmatico e, ovviamente, nel ruolo che vorrà affidare al rappresentante italiano nella Commissione. «Da lì bisognerà partire - spiega il candidato in pectore del governo per Bruxelles, Raffaele Fitto - per capire che margini ci sono. Bisognerà vedere se Ursula nel suo discorso sarà capace di camminare sulle uova, di cucinare un uovo al tegamino, o finirà tutto in una frittata. Il nostro sì? Ci sono il 50% di possibilità». E torniamo alla bussola che la Premier vuole seguire, alla sua stella polare, alla sua «unica priorità che è l'interesse nazionale». Al suo dilemma. Certo un «sì» nel segreto dell'urna sarebbe più semplice, sarebbe un patto d'amore con la von Der Leyen non decifrabile perché Fratelli d'Italia non deve per forza dare tutti i suoi 24 voti alla presidente della Commissione, ma potrebbe anche darne solo una parte. Ci sono mille modi, insomma, per far perdere le tracce specie per un partito forgiato da una ferrea militanza.

Ma se la von der Leyen sarà capace di tirare in ballo qualche argomento che accarezzi, dico che solo accarezzi, qualche tematica cara alla Meloni, la Premier italiana avrebbe tutta la voglia e tutto l'interesse a fare un altro passo verso di lei. Solo che, appunto, le svolte alla luce del sole per evitare il rischio di restare in mezzo al guado, hanno bisogno di una sponda. Sicura.

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