A Davos rispunta Di Maio: ecco il piano dell'ex grillino

Di Maio a Davos, invitato da un prestigioso think tank ucraino, rilancia il sostegno a Kiev e rivendica l'aiuto prestato da Ministro

A Davos rispunta Di Maio: ecco il piano dell'ex grillino

Luigi Di Maio ha fatto la sua prima uscita pubblica di matrice politica a quattro mesi di distanza dalla disfatta elettorale di Impegno civico alle elezioni del 25 settembre. E il contesto è stato tutt'altro che secondario: l'ex ministro degli Esteri si è recato a Davos, in Svizzera, per partecipare agli eventi ai margini del World Economic Forum nella giornata del 18 gennaio.

Di Maio è stato invitato dall'Ucraina, per una cena in sostegno a Kiev organizzata dalla first lady di Kiev, Olena Zelenska. Un viaggio privato, dunque, non privo di riferimenti al ruolo di visibilità internazionale da lui ricoperto fino a quattro mesi fa. A invitare Di Maio è stata Ukraine House Davos, l'organizzazione guidata dal direttore esecutivo Ulyana Khromyak che nei giorni del World Economic Forum promuove una serie di eventi pubblici e privati dedicati al Paese. Quest'anno le attività di Ukraine House sono co-organizzate da Western NIS Enterprise Fund, dal fondo Horizon Capital e dalla Victor Pinchuk Foundation, la cui esponente Svitlana Grytsenko è membro del consiglio di amministrazione di Ukraine House Davos.

La Victor Pinchuk Foundation ha invitato formalmente Di Maio: si tratta di un think tank europeista che si dichiara "non partigiano" e indipendente fondato in Ucraina nel 2006. Il suo fondatore, Victor Pinchuk, è un miliardario 62enne che guida il gruppo Interpipe, produttore di tubi e bulloni, e il fondo EastOne Group. Tra i partner della fondazione che ha invitato Di Maio si segnalano prestigiosi think tank come l'Aspen Institue, la Clinton Global Initiative, la Brookings Institution, il Peterson Institute for International Economics, l'Open Society Institute di George Soros, in passato già finanziatore tramite l'International Renaissance Foundation del think tank Yalta European Strategy (Yes) fondato nel 2013 da Pinchuk, da sempre vicino a Klaus Schwab e al World Economic Forum, e che lavorava per promuovere l'ingresso di Kiev nella Nato.

Questo il milieu politico di peso in cui Di Maio, unico italiano presente a Ukraine House Davos per la cena degli "amici dell'Ucraina", si è ritrovato. Presenti tra le altre autorità convenute diversi protagonisti dell'assistenza all'Ucraina nella guerra di resistenza inizata il 24 febbraio: il Presidente della Repubblica della Lettonia Egils Levits, il ministro degli Esteri della Lituania Gabrielius Landsbergis, forse il più falco tra i politici europei antirussi, la Ministra degli esteri belga Sophie Wilmes.

"Gli ucraini meritano tutto il nostro sostegno", ha detto Di Maio alla vigilia della partenza interpellato dall'Adnkronos. Prenendo la parola al prestigioso galà il Ministro degli Esteri del governo di Mario Draghi ha rivendicato il sostegno prestato a Kiev: "Da ministro degli Esteri ho firmato cinque decreti per il supporto alla resistenza Ucraina e ne sono orgoglioso, perché conosco il vostro valore, perché so che siete una Nazione che sta difendendo tutti noi, so che siete dei veri patrioti e sono sicuro che l'Italia continuerà a sostenervi. Alla fine vi riprenderete la vostra terra", ha concluso Di Maio, che anche dopo la fine dell'esperienza istituzionale si rilancia come un convinto sostenitore dell'Ucraina nella Davos più schierata politicamente di sempre. Dentro e fuori i salotti del Wef.

Di Maio continua così la sua diplomazia personale con cui intende riciclarsi politicamente dopo la fine dell'esperienza da Ministro. La durissima debacle alle elezioni e la mancata riconferma alla Camera nel suo collegio campano non hanno scalfito l'ambizione dell'ex leader del Movimento Cinque Stelle. Di Maio da tempo sta facendo della sua attività alle spalle di Draghi per sostenere l'Ucraina il biglietto da visita per la sua nuova carriera da boiardo europeo, facendo pesare il ruolo di "grande ex" della Farnesina. Un ruolo certificato con l'articolo su Il Foglio del 9 gennaio scorso in cui l'elogio di Di Maio alla resistenza ucraina è stato chiaro: "dall’inizio del conflitto, le pulsioni europeiste, atlantiste, democratiche e sovrane della nazione ucraina hanno influenzato il dibattito pubblico in tutto il mondo. Un fenomeno che ha impresso forti accelerazioni a processi economici, energetici e politici, dopo anni di inerzia", ha scritto l'ex Ministro degli Esteri in un articolo intitolato eloquentemente "Grazie, Ucraina".

Il vero fine di Di Maio è chiaro, è l'incarico europeo di negoziatore col Golfo sul gas naturale su cui il governo italiano ha già fatto muro. Ma per ottenere il quale Di Maio è disposto a tutto. Anche mettere in secondo piano il fatto che una diplomazia italiana che continua il sostegno all'Ucraina c'è già. Ed è quella del governo Meloni.

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