Modello Albania, arriva la prima nave

Sulla "Libra" della Marina 16 migranti. Von der Leyen: "La Ue ne tragga lezione"

Modello Albania, arriva la prima nave
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Per capire se l'hotspot extra Ue in Albania sarà ostaggio della solita giurisprudenza «creativa» o se sarà un modello che piace all'Europa «da cui trarre una lezione», come sottolinea la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen nella lettera inviata ai capi di Stato e di governo in vista del Consiglio europeo di giovedì, bisognerà aspettare l'arrivo della nave della Marina Militare Libra (partita da Lampedusa) nel porto albanese di Shengjin con il suo carico di migranti. «Tra stasera e domani mattina, se non cambia il meteo», dice una fonte al Giornale.

I primi 16 profughi intercettati e soccorsi da nostre motovedette in acque Sar internazionali saranno portati a Gjader, nell'ex base Nato rimessa a nuovo che ha aperto i battenti lo scorso 9 ottobre. Più che dall'hotspot a giurisdizione italiana nel porto, con medici, agenti di Ps e penitenziari italiani da mesi nella struttura, l'attenzione dei giornalisti stranieri sembra più attratta dal ristorante di pesce Trattoria Meloni, con gli oltre 70 ritratti del nostro premier appesi alle pareti e firmati dall'artista albanese Helidon Haliti, a due passi dal porto diretto da Sander Maraji: «Tutto nel centro di accoglienza è organizzato in linea con la convenzione sui diritti umani», assicura il suo staff al Giornale.

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi l'aveva anticipato qualche giorno fa («I primi migranti arriveranno la prossima settimana»), degli irregolari a bordo si sa che dieci sono originari dell'Egitto e sei del Bangladesh, che sono partiti da Sabratha e Zuara, in Tripolitania e che rispecchiano tutti i requisiti previsti dall'intesa per cinque anni firmata tra il premier albanese Edi Rama e l'italiana Giorgia Meloni: sono maschi, maggiorenni, non vulnerabili e in buona salute, provenienti dalla lista di Paesi che l'Italia considera «sicuri» per l'eventuale rimpatrio con una procedura accelerata - entro 28 giorni - di chi non ha i requisiti per l'asilo nel nostro Paese.

Le loro richieste verranno fatte in videoconferenza con la commissione che fa capo alla prefettura di Roma, la sezione del tribunale capitolino farà le udienze di convalida dell'eventuale fermo, a tempo record e in attesa di rimpatrio. L'accoglienza è un dovere, ribadito anche da Sergio Mattarella: «L'impegno per la coesione sociale, l'integrazione e il divenire della cittadinanza» deve essere «un'attività permanente», dice a Milano il capo dello Stato. Centrale il nodo legale e il tema diritti umani. Nei giorni scorsi il Tribunale di Palermo non ha convalidato la detenzione di cinque migranti appena sbarcati sull'Isola, il timore è che queste sentenze facciano scuola. «Se i 28 giorni non bastassero, il rischio è che i migranti arrivino in Italia comunque, non possono essere lasciati liberi in Albania», dice una fonte vicina a una Ong che sta studiando il protocollo, mentre si sparge la voce che la stessa Meloni arriverà in Albania. «Bisogna capire anche da quale ordinamento penale e penitenziario discenderà la gestione dei detenuti - dice una fonte vicina al Dap - codici alla mano le fattispecie di reati non sono configurabili allo stesso modo in Albania o in Italia, né le regole di ordinamento penitenziario». A regime i migranti che passeranno dai due centri di Shengjin e Gjader dovrebbero essere tremila al mese, sull'elenco dei 22 Paesi considerati «sicuri» dal nostro esecutivo pende una spada di Damocle chiamata Corte di giustizia europea, che in una recente sentenza metterebbe in discussione almeno 15 di questi Paesi «sicuri». Di questi - dall'Algeria al Bangladesh, dalla Costa d'Avorio a Egitto, Gambia, Marocco, Senegal e Tunisia - soprattutto quest'ultimo (ma non solo) sarebbe da matita rossa per i trattamenti inumani per i migranti che ritornano in patria.

Oltre alla Von der Leyen, che chiede di «continuare a esplorare le possibili soluzioni» sugli hub di rimpatri «fuori dall'Ue», c'è mezza Europa alla finestra: se il sistema dovesse funzionare, sentenza Cedu e giudici permettendo, Regno Unito, Francia, e persino la Germania sarebbero interessati a esportare questo modello altrove.

«Ma Berlino deve cercarsi un altro partner affidabile», dice Edi Rama alla Reuters a margine della conferenza sui Balcani, facendo capire che l'esclusiva è con l'Italia. Off the record Rama ammicca a Montenegro del Nord e Serbia come «candidati ideali» perché Paesi non Ue circondati da Paesi Ue. Ma l'ultima parola spetta ai magistrati italiani.

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