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"Non è il modello giusto". Darmanin non molla: ennesimo attacco all'Italia

Il ministro degli Interni francese non si ferma e sferra l'ennesimo attacco all'Italia e al governo Meloni nel nome dell'ideologia progressista di sinistra

"Non è il modello giusto". Darmanin non molla: ennesimo attacco all'Italia
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Non pago della frattura diplomatica causata due settimane fa con il suo attacco inconsulto e inspiegabile all'Italia, Gerald Darmanin ha rincarato la dose. Il ministro degli Interni francese continua a usare il nostro Paese come leva politica per questioni nazionali, sconfessando quel fair-play europeo a cui tutti i Paesi aderenti all'Unione hanno garantito di attenersi. Emmanuel Macron e i suoi uomini, invece, hanno deciso di giocarsi il tutto e per tutto per le prossime elezioni, a costo di inimicarsi propri alleati. Una decisione che pone molti dubbi e solleva questioni che dovranno essere affrontate in Europa quanto prima, ma che ora creano e acuiscono tensioni e separazioni.

"Quando si fanno promesse avventate, quando si è esponenti dell'estrema destra - la Meloni non è propriamente una progressista di sinistra - ci si rende conto che la realtà è più dura", ha dichiarato il ministro Darmanin a France Inter. Nelle sue parole si evince la distorsione ideologica che si sta cercando di imporre come unica ragion d'essere nella nostra società: solo le idee della sinistra progressista possono essere considerate valide oggettivamente ed essere assunte come Bibbia del pensiero. Si sta rapidamente scivolando verso il pensiero unico europeo, con qualunque altro orientamento ideologico che viene delegittimato. Come sta dimostrando anche Darmanin.

"Il mio attacco non è contro gli italiani, ma contro le personalità politiche. Abbiamo il diritto di dire che la Le Pen, la Meloni, non hanno il modello giusto", ha proseguito il ministro francese, confermando la volontà di imposizione di un modello unico di pensiero che debba obbedire ai pilastri dell'ideologia progressista, cancellando il resto. Il quadro della situazione è abbastanza chiaro, come dimostra anche il silenzio della sinistra italiana, che solo timidamente ha chiesto al governo francese di farsi da parte e di non intromettersi nella politica del nostro Paese.

Gerald Darmanin dovrebbe guardare prima all'interno del suo Paese, dove i problemi sono gravi e dove la gestione dell'immigrazione è quanto meno scarsa. Lo scorso novembre, per aver ricevuto una sola nave delle Ong, la Francia è salita sulle barricate mentre l'Italia si trovava a gestirne altre tre, più tutti i migranti che arrivavano autonomamente a Lampedusa e sulle altre coste.

E non sono stati nemmeno in grado di assicurare un'accurata gestione, così come da parte loro sussistono violazioni al diritto internazionale con i respingimenti al confine di Ventimiglia. E si permettono di dare lezioni all'Italia.

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