Pressioni politiche per superare lo stallo a Bruxelles. Ma i funzionari Ue fanno ostruzionismo

A più di sei mesi dall'invio all'Unione europea della richiesta di pagamento della terza rata del Pnrr, lo stallo sull'erogazione all'Italia dei 19 miliardi previsti pone una serie di interrogativi sulle motivazioni di questa situazione

Pressioni politiche per superare lo stallo a Bruxelles. Ma i funzionari Ue fanno ostruzionismo
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A più di sei mesi dall'invio all'Unione europea della richiesta di pagamento della terza rata del Pnrr, lo stallo sull'erogazione all'Italia dei 19 miliardi previsti pone una serie di interrogativi sulle motivazioni di questa situazione. Per ottenere lo sblocco della terza rata, l'Italia avrebbe dovuto raggiungere entro la fine dello scorso anno 55 obiettivi ma i problemi sono sorti dai controlli a campione realizzati dai funzionari di Bruxelles che hanno riscontrato alcune incongruenze con quanto dichiarato da Roma. In particolare, dei 7500 posti letto per studenti che l'Italia aveva dichiarato di aver realizzato (con appalti alle università), una buona parte era ancora da terminare. Da qui la necessità di verifiche più approfondite da parte delle istituzioni europee e il conseguente blocco dell'erogazione dell'importo previsto.

Così da mesi è in corso una trattativa politica tra Roma e Bruxelles per l'assegnazione dei fondi della terza rata con Giorgia Meloni impegnata in prima persona per sbloccare la situazione e con la Commissione Ue coinvolta direttamente. Sia il Commissario all'Economia Paolo Gentiloni sia Ursula von der Leyen hanno sollecitato i funzionari europei per accelerare il pagamento della rata all'Italia per ora senza successo. È nell'interesse della von der Leyen non solo mantenere buone relazioni con Giorgia Meloni ma cercare di venirle incontro sui dossier più importanti per l'Italia. In vista della sua rielezione a presidente della Commissione europea, i voti italiani e del gruppo dell'Ecr di cui la Meloni è presidente saranno infatti fondamentali per Ursula Von der Leyen. Eppure per il momento le pressioni politiche non hanno sortito l'effetto sperato e in tal senso entrano in gioco altri problemi di carattere tecnico e burocratico che hanno determinato lo stallo tra Italia e Bruxelles.

L'approvazione dell'erogazione delle risorse spetta infatti ai funzionari europei che sono restii a dare il semaforo verdi finché tutti i progetti italiani non avranno le carte in regola anche perché i funzionari devono rispondere personalmente alla Corte dei conti europea. Con tutta probabilità a questa situazione si riferisce la portavoce della Commissione europea Veerle Nuyts quando afferma: «in relazione alla terza richiesta di pagamento dell'Italia nell'ambito del Pnrr, la Commissione ricorda che i lavori sono ancora in corso. Sono in corso scambi costruttivi con le autorità italiane e ulteriori informazioni vengono fornite ove necessario».

È probabile che il via libera sui 19 miliardi arrivi a breve anche se l'effettivo stanziamento delle risorse potrebbe richiedere altre settimane. La questione però è più profonda e riguarda il rapporto tra la burocrazia italiana e quella europea che spesso parlano un linguaggio diverso. La difficoltà di interfacciarsi tra gli apparati pubblici di Roma e quelli di Bruxelles anche sui fondi strutturali non è né un mistero né una novità ma il Pnrr, alla luce della quantità importi complessivi, è ben altra cosa.

Come spiega al Giornale un funzionario europeo, «è fisiologico che ci siano delle difficoltà e problemi di dialogo tra la struttura italiana e quella europea, è probabile sul Pnrr abbia inciso anche la centralizzazione del dossier da parte di Roma». È perciò possibile un cambio di modus operandi anche perché il Pnrr andrà avanti fino al 2026 ed è impensabile per ogni erogazione di rata una trattativa così complicata.

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