
Il generale Marco Bertolini, classe '53, è stato il comandante della Folgore e ha partecipato a quasi tutte le missioni militari all'estero e nei campi di guerra. Figlio d'arte - suo padre ha combattuto ad El Alamein durante la seconda guerra mondiale - conosce le forze armate come nessun altro.
Generale, cosa si intende per difesa comune europea?
«È un'espressione molto generica. Mi pare anche una cosa piuttosto inutile. Già esiste una difesa europea. C'è la Nato. Ci sono degli accordi di cooperazione tra gli eserciti europei nel campo della pianificazione militare. In realtà io credo che la proposta di difesa comune europea venga utilizzata come via per arrivare a un altro obiettivo».
Quale?
«Quello di mettere tutte le difese dei vari paesi europei in uno stesso contenitore, sotto un unico comando alle dipendenze di un unico stato. L'idea di realizzare un unico Stato l'ha evocata recentemente anche Draghi».
E non sarebbe una buona cosa?
«Sarebbe una cosa diversa dalla difesa comune. Non sarebbe una alleanza alla quale io partecipo fino a quando questa alleanza rispetta e tutela i miei interessi nazionali. Nel momento nel quale gli interessi dovessero divergere, io mi ritiro».
Perdere il controllo delle forze armate sarebbe molto grave per l'Italia?
«Sì. Io credo che sia necessario che un paese abbia le sue forze armate, con le quali può tracciare le sue linee rosse, ed è libero di impiegarle per la difesa dei propri interessi nazionali».
Anche contro gli interessi degli alleati?
«Anche. Se è necessario».
Un esercito europeo avrebbe un costo molto alto?
«Dipende da quello che si vuole. Finora gli Stati europei hanno destinato alla difesa briciole dei propri bilanci».
Briciole?
«Sì, rispetto a quello che sarebbe necessario. È chiaro che se la difesa europea fosse finalizzata a confrontarsi con una realtà importante come quella russa, non potremmo limitarci ad arruolare qualche migliaia di uomini in più e a costruire qualche migliaio di carri. Ci sarebbe da fare uno sforzo economico enorme».
Oggi si spende troppo poco?
«L'Italia ha recentemente realizzato una riforma delle forze armate che ha portato in particolare l'esercito a ridurre i suoi effettivi di parecchie migliaia di uomini. Abbiamo perso caserme, aree addestrative, armi...».
L'Europa potrebbe confrontarsi con la Russia al momento?
«Noi sappiamo che la Russia possiede una capacità di produzione di munizioni superiore a quella di tutto l'occidente».
E cosa servirebbe per mettersi alla pari?
«Riconversioni industriali e tempi lunghi».
Riconversione industriale?
«Sì. Per capirci: meno macchine del caffè e più spolette per l'artiglieria».
Esiste il rischio della guerra mondiale?
«La Russia non può perdere la guerra. Si troverebbe con la Nato a 500 chilometri da Mosca. Gli Stati Uniti di Biden non potevano perdere la guerra perché avevano l'occasione storica di murare la Russia fuori dall'Europa. Se entrambi i contendenti non possono perdere ed entrambi sono potenze nucleari, il rischio è la perdita di controllo sugli equilibri e quindi la guerra mondiale».
La guerra nucleare?
«Sì. Però con l'arrivo di Trump l'America ha cambiato approccio e ora si è aperto uno spiraglio. La pace è possibile. Ma non è così scontata».
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