"Evviva i bersaglieri" La carica dei 100mila al raduno di Milano

Applausi e cori in centro per salutare le fanfare e i fanti piumati. La gente li ama per quello che fanno per la sicurezza e la lotta al terrorismo

"Evviva i bersaglieri" 
La carica dei 100mila 
al raduno di Milano

Solo i bersaglieri ce la fanno. «Mettono in musica il tricolore». Solo loro hanno il potere di trasformare compassati signori milanesi in bambini che applaudono e urlano «evviva i bersaglieri!», alle 9 e mezzo di una domenica mattina. Erano 100mila ieri, lungo il tragitto della sfilata di centinaia di sezioni italiane dell’Associazione nazionale bersaglieri. E 20mila i protagonisti della parata. Bersaglieri da tutta Italia - e non solo - a Milano per il 58° raduno nazionale.
«Quando passano scoppia l’applauso, è la gratitudine per quello che i bersaglieri hanno fatto e fanno per l’Italia, per la sicurezza, per la lotta contro il terrorismo». Così li saluta il ministro della Difesa Ignazio La Russa. «Sono cuore e musica del tricolore» sorride Camillo de Milato, generale di brigata. «Siamo il reggimento più decorato dell’esercito italiano» arringa i suoi il generale di corpo d’Armata Benito Pochesci, presidente dell’Associazione nazionale Bersaglieri.
E sfilano: le fanfare a decine, la pattuglie dei ciclisti, dei motociclisti, i gruppi. C’è il sindaco-bersagliere con il suo gonfalone, e il giornalista bersagliere che segue l’evento. Il cappellano militare è arrivato da Salerno. Applausi e corse. Alcune appesantite da qualche chilo, o da ginocchia in disordine. Ma più la corsa è difficile, più riscuote applausi. A volte trionfi. Qualcuno cade. Sotto il palco c’è Aldo Rota, 101 anni, il bersagliere più anziano d’Italia, nato a Reggio Emilia, ma residente a Milano «da sempre». Bersagliere come i trentenni che arrivano ai Bastioni di Porta Venezia con la metropolitana rossa. C’è anche chi corre parlando al cellulare.
E sfilano. La batteria degli allievi della scuola militare Teuliè e gli allievi dell’accademia militare. Il plotone delle crocerossine, il gruppo storico, e le guardie d’onore alle tombe del Pantheon. I gruppi femminili, gli ufficiali e i sottufficiali in servizio. Sfilano la fanfara «Luciano Manara» di Milano e il gruppo di Busto, con un mega cappello piumato montato su un camion. I reduci, i «comuni in esilio» e le «sezioni scomparse» di Zara e Pola con i loro «bersaglieri vivi e morti». Sfilano i mezzi storici, il gruppo Missioni all’estero, il medagliere e il gruppo della bandiera, Porta Pia, gli striscioni regionali.
Ma i bersaglieri non sono solo colori e musica. Ci sono i reduci della Somalia, del Libano, dell’Afghanistan. E la prima donna medico militare, Paolina Coppola, 29 anni. E a Milano - anche a Milano - i bersaglieri sono di casa. «I milanesi vogliono bene alle forze armate» dice il generale di corpo d’Armata Giuseppe Valotto. È del 1934 il primo raduno in città, seguito da quelli del ’55 e del ’77. Milano, con Roma, Torino, Napoli e Trieste, è tra le città che i bersaglieri hanno visitato più volte. Nella caserma Mameli di viale Suzzani il 3° reggimento bersaglieri è rimasto per ben 56 anni. E non è solo storia. Il vicesindaco Riccardo De Corato ricorda la partecipazione del corpo all’operazione «Strade sicure» che «in città ha portato a una «riduzione del 40 per cento dei reati nelle vie pattugliate». Il prefetto Gian Valerio Lombardi osserva soddisfatto il calore della gente per i militari.

E il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dapei riflette che «quando in piazza ci sono i pacifisti bisogna mettere l’elmetto, mentre quando sfilano i militari c’è gioia e festa. La piazza dovrebbe essere sempre così».

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