La notizia dell'investimento di 500 milioni di dollari su Facebook da parte di Goldman Sachs e della russa Digital Sky Technologies sta facendo rumore. Non solo perché attribuisce al social network fondato da Mark Zuckerberg una valutazione superiore ai 50 miliardi di dollari: più di eBay e Yahoo! per restare su internet; addirittura più della capitalizzazione dellEnel o il doppio di quella delle Generali per stare in Italia, due gruppi che producono e vendono elettricità e polizze assicurative: qualcosa di un po più concreto del social network. Ma anche perché pare che il 2011 suggelli il ritorno in grande stile dell'internet-mania.
Al centro dell'interesse, oltre a Facebook, altre società della Silicon Valley non quotate come Twitter, Linkedin e Zynga, i cui titoli vengono scambiati nei mercati paralleli. Come SecondMarket e SharesPost, che hanno visto il social network protagonista rispettivamente del 48% e del 40% delle loro transazioni. Di fatto, il web è l'unico comparto al centro, negli ultimi anni, di una crescita enorme e il solo a fornire opportunità di guadagno ben oltre gli impieghi alternativi. In base ai dati di Silicon Alley Insider, Facebook ha chiuso il 2010 con 2 miliardi di fatturato, più che raddoppiando il risultato dello scorso anno grazie a un notevole incremento delle entrate pubblicitarie, con inserzionisti come Microsoft, Adidas e Coca Cola che puntano con decisione sugli oltre 573 milioni di utenti globali, tra banner, video e altri strumenti di promozione. Ecco che la quota di mercato dell'online advertising che gli analisti di eMarketer attribuiscono a Facebook è salita nel 2010 di quasi tre punti, al 9,4%: è il segno che il modello di business funziona. Il sito, secondo ComScore, è oggi il terzo più frequentato, dietro Google e Microsoft e davanti a Yahoo!. Per la creatura di Zuckerberg, il cui patrimonio personale è ora stimato in oltre 14 miliardi di dollari, i nuovi capitali in arrivo possono alimentare lo sviluppo di nuovi prodotti e permettere eventuali acquisizioni, nonché consentire di reclutare i migliori cervelli strappandoli alla concorrenza.
La mossa di Goldman Sachs, che si aggiunge a un analogo investimento in Groupon, mette la banca d'affari in pole position per gestire l'eventuale debutto di Facebook a Wall Street il prossimo anno. Un'Ipo che peraltro sembra già realizzata dal momento che ha assicurato a dipendenti e investitori della prima ora una generosa contropartita, fondi sufficienti a garantire la crescita della società e una valutazione di riferimento per l'esordio di Borsa. Allorché potrebbe essere rischioso per i piccoli investitori, esclusi da queste manovre (pure se Goldman Sachs dovesse vendere una parte della propria quota ai propri clienti interessati a investire in Facebook) e dalle relative opportunità.
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