Fanno più danni i congiuntivi (sbagliati) delle bestemmie

Scoppia la polemica dopo la triplice eliminazione dei concorrenti blasfemi dal Grande Fratello. E se fossero più diseducativi i congiuntivi sbagliati, le ubriacature e le scene di sesso? VOTA IL SONDAGGIO

Fanno più danni i congiuntivi (sbagliati) delle bestemmie

La bestemmia al Gf è stata nominata (tre volte, per giunta): i blasfemi fuori dalla casa e senza passare neppure dal "confessionale". Ma che reality è senza il turpiloquio? Mettiamo le mani avanti: la bestemmia è brutta, inelegante e offensiva. Ma è reale, e anche reality. L’ennesimo episodio di blasfemia nello show di Canale 5 è stato censurato con una nota ufficiale di Mediaset che bacchetta i tre bestemmiatori: espulsi dalla casa; il massimo della pena nel mondo distorto di questi spettacoli che fanno il verso alla vita. Punizione che, al rovescio, è un po’ come mandare qualcuno in prigione e poi al patibolo: li hanno chiusi nel mondo, lontani dalle telecamere. E’ una bestemmia pensare di poter riprodurre davanti alle telecamere la vita di tutti i giorni escludendo gli scatti d’ira, la rabbia improvvisa, la tristezza, la disperazione e, perché no, anche la blasfemia. Si bestemmia per leggerezza, per ignoranza, per abitudine (in certe regioni italiane diventa un intercalare), per disperazione e per satira. 

Un fenomeno riprovevole, certo, ma tremendamente umano che ha sempre trovato cittadinanza nella satira, nella poesia, nella letteratura e nella vita di tutti i giorni. Luis Ferdinand Celine, in un momento d’ira e paura, mette in bocca una sonora bestemmia al suo fragile e umano Bardamù. Ma non è il solo. La bestemmia compare negli scritti di Arnaud, in quelli di Joyce, Rabelais e De Sade. Poi, nel Dopoguerra, trova albergo tra le pagine di Pasolini e Tondelli, per citarne solo due. La “prima visione tv” va in onda nel 1984 quando Leopoldo Mastelloni, durante un programma condotto da Stella Pende, si abbandona a una bestemmia catodica. E’ un’ecatombe: Mastelloni viene condannato per turpiloquio e bandito dal video. Niente a che vedere con le frustate dell’Islam, ma pur sempre una punizione esemplare. Poi è arrivato il Grande Fratello ed è cambiato tutto. La realtà non può essere imbellettata e volerla scodellare in tv 24 ore su 24 ha dei rischi inevitabili. Ma la punizione non spetta né a Mediaset, né alla Marcuzzi e nemmeno al televoto.

La censura morale è nelle coscienze, semmai, e non negli studi televisivi. E, alla fine, tra le pareti della casa più spiata d’Italia ne abbiamo viste anche di peggio: ubriacature, baci saffici, sesso esplicito, simil-orge, parolacce di ogni genere e provenienza, risse e inaccettabili scene di violenza. Provocazione: non faranno più danni (agli spettatori, specialmente giovani) i congiuntivi sbagliati che escono ogni giorno dal reality di Cinecittà? Non si sa. Di certo per i bestemmiatori, se pena ci sarà, non sarà catodica.

Dante, un esperto del settore, è sicuro della loro eterna dannazione: “Bestemmiavano Dio e lor parenti, l'umana spezie e 'l loco e 'l tempo e 'l seme di lor semenza e di lor nascimenti. Poi si ritrasser tutte quante insieme, forte piangendo, a la riva malvagia ch'attende ciascun uom che Dio non teme”.

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