La Fao: «L’Europa non è l’Africa nessun rischio per la popolazione»

L’agenzia dell’Onu. «Ci sono servizi veterinari efficienti». Nuovi fondi arrivano dal G8

Elena Jemmallo

Lo sbarco del virus in Italia non fa paura, ma un po’ preoccupa. La Fao teme per l’Africa, ma rassicura l’Italia: «Il pericolo per l’area mediterranea non è alto». A Mosca, dove c’è il vertice delle otto superpotenze economiche, si valutano le conseguenze di un’eventuale, e per ora lontana, pandemia. L’Europa prende le misure.
La conferma arriva infatti anche da Bruxelles: il virus H5N1 è arrivato in Italia. Per questo la Commissione europea ha preannunciato in un comunicato che domani adotterà le misure di prevenzione necessarie. Dopo i casi dei cigni selvatici infetti in Grecia e Bulgaria, confermati dagli esami di laboratorio svolti in Inghilterra, la Ue si trova a far fronte ad un altro focolaio all’interno dell’Europa. All’atto pratico, si tratterà di fatto di confermare le misure annunciate ieri dal ministero della Salute. Come prima cosa, verrà creata un’area di protezione in un raggio di tre chilometri dal luogo in cui sono stati scoperti i casi infetti. Verranno inoltre definite aree di sorveglianza di dieci chilometri intorno agli stessi siti. Saranno poi potenziate le misure di biosicurezza nelle aree di protezione: il pollame dovrà rimanere al coperto, il trasporto di volatili sarà vietato (eccetto per il trasporto diretto al macello), così come l'invio di carne all'esterno delle aree. Uniche eccezioni verranno fatte nei casi in cui i prodotti siano controllati secondo le norme Ue.
Allarme rosso, dunque, a tal punto da mettere l’emergenza aviaria in Italia all’ordine del giorno della prossima riunione del Comitato europeo della catena alimentare e la salute animale, si riunirà giovedì e venerdì della prossima settimana. Ma l’allarme risuona anche al G8 di Mosca, dove si sono riuniti ieri i ministri finanziari dei Paesi più industrializzati, preoccupati per l’impatto negativo che un’eventuale pandemia avrebbe sulla crescita economica. Per questo sono stati confermati gli impegni presi a gennaio a Pechino, dove un centinaio di Stati ha promesso di raccogliere 1,5 miliardi di euro per la lotta contro il virus dei polli che ha finora ucciso ottantotto persone nel mondo oltre ad avere messo in ginocchio il settore industriale del pollame.
Mentre a livello internazionale l’attenzione resta alta, a gettare acqua sul fuoco, in Italia, provvede l’Unione nazionale dell’avicoltura (Una), che rassicura i consumatori: il caso di influenza aviaria riscontrato nei cigni in Sicilia non deve preoccupare.


Rassicurazioni arrivano anche da Avitalia, l'unione tra le organizzazioni di produttori avicunicoli: «Gli elevati livelli di biosicurezza degli allevamenti italiani - Gaetano De Lauretis, presidente di Avitalia - rendono molto difficile l'attecchimento del virus nei polli. La nostra carne è la più sicura al mondo».

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