Appuntamento di prestigio stasera nellauditorium del teatro «Il Centro» in via della Conciliazione, a Desio. Renato Farina presenta il suo libro «Madre Teresa, la notte della fede». Allevento, organizzato con il patrocinio del Comune di Desio, della Compagnia delle Opere di Monza e Brianza e dellistituto Don Gnocchi, sarà presente anche il rettore della pontificia università latenanense, Rino Fisichella. Farina, 55 anni, parlamentare e collaboratore de Il giornale ha scelto la sua città natale dove hanno visto la luce anche Papa Pio XI, al secolo Achile Ratti, e don Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e Liberazione, per il libro interamente dedicato alla vita umile e santificata di Madre Teresa di Calcutta. Il giornalista, quando lavorava al settimanale Il Sabato seguì Papa Giovanni Paolo II in oltre cento viaggi pastorali in tutto il mondo. Amico personale di Don Giussani e dellattuale pontefice, dai tempi del liceo è legato a Cielle.
Nel 2008 è stato scelto da Silvio Berlusconi per candidarsi alla Camera dei Deputati. Nonostante gli impegni parlamentari non ha mai trascurato la sua passione per la scrittura. Scritti spesso dettati dal cuore. Uomo di grande cultura, eppure schivo e riservato, questa sera, ci si può giurare, tradirà una certa emozione davanti agli amici che lhanno visto crescere, giocare alloratorio. Come lo definì anni fa Indro Montanelli è «uno dei migliori giornalisti della nuova generazione». Una considerazione che inorgoglì parecchio Renato.
«Madre Teresa racconta Renato Farina nella quarta di copertina - scriveva ai suoi direttori spirituali confessando apertamente il dubbio e laridità spirituale che tormentavano la sua esistenza. Mai un momento di consolazione nella preghiera, mai una lacrima a sciogliere la durezza di quel silenzio di Dio». Non è difficile riconoscere un fenomeno che gli studiosi di mistica chiamano «notte oscura» dello spirito, frequente anche nella vita di altri grandi santi: Teresa dAvila, Giovanni della Croce, Teresa di Lisieux. Tutto nella sua biografia lascia pensare che questa oscurità accompagnò la suora missionaria fino alla morte, con una breve parentesi nel 1958, durante la quale poté scrivere giubilante: «Oggi la mia anima è ricolma di amore, di gioia indicibile e di una ininterrotta unione damore».
Se a partire da un certo momento non ne parlò quasi più, era perché si era ormai adattata a vivere sprofondata nella notte. Non solo laccettò, ma ne riconobbe la grazia: «Ho cominciato ad amare la mia oscurità, perché credo sia una parte, una piccolissima parte, delloscurità e della sofferenza in cui Gesù visse sulla terra».
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