Si continuano a fare passi avanti nella ricerca sull'Alzheimer. Stando alle ultime notizie, infatti, un team internazionale avrebbe realizzato un nuovo modello di screening capace di individuare e agire sulla crescita delle proteine amiloidi, responsabili dello sviluppo della malattia neurodegenerativa. Lo studio, che ha visto al lavoro un gruppo di ricercatori dell'università di Toronto, si è avvalso dell'utilizzo di un verme nematode fasmidario, il C. Elegans.
La scoperta
Gli studiosi hanno esaminato oltre 2.500 composti con il loro modello di screening, individuandone 40 che dimostrano la capacità di bloccare la formazione di amiloidi. I peptidi amiloidi, infatti, vengono associati ad almeno 50 patologie neurodegenerative, fra cui Parkinson, Alzheimer, e Huntington. "Fattori ambientali, mutazioni genetiche e altri fattori sconosciuti possono causare l'aggregazione di proteine o peptidi amiloidi all'interno o all'esterno della cellula, formando strutture che aumentano gradualmente di complessità", ha dichiarato il dottor Muntasir Kamal, co-autore dello studio del Donnelly Centre for Cellular and Biomolecular Research dell'università di Toronto. "Queste strutture determinano aggregazioni proteiche altamente dannose, come i corpi di Lewy del Parkinson o le placche beta-amiloidi riscontrate nei pazienti affetti da Alzheimer. Attualmente, non esiste una cura per le malattie causate dagli amiloidi, con le terapie esistenti focalizzate sull'alleviamento dei sintomi anziché sulla prevenzione", ha aggiunto.
Il ruolo dei nematodi
L'importante studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Communications, in cui è stato spiegato come il team di ricercatori abbia lavorato su piccole molecole che potessero permettere loro di legarsi agli amiloidi, impedendo ai peptidi di aggregarsi. A rivelarsi utile ed affidabile è stato il modello di screening con nematodi, per la precisione con il C.Elegans. Il tutto è stato fatto in vitro, e non ancora testato su essere umano.
"Quando si tratta di modelli animali, i topi e i ratti sono più comunemente utilizzati per testare gli inibitori sperimentali dell'amiloide. Entrambi hanno i loro vantaggi, ma nessuno dei due è paragonabile al nematode libero C. Elegans in termini di rapidità con cui i composti possono essere sottoposti a screening con il modello del verme. Ci vuole solo una settimana per condurre uno screening degli inibitori dell'amiloide con i nematodi, che offrono una rappresentazione più accurata degli stati di malattia rispetto a una capsula di Petri", ha spiegato il professor Kamal.
Le speranze per il futuro
Il team di ricerca ha inoltre individuato nuovi composti che potrebbero sostituire il classico colorante Rosso Cong per segnalare le aggregazioni presenti nelle cellule dei nematodi. Il professor Peter Roy, ricercatore dello studio e docente di genetica molecolare presso il Donnelly Centre e la facoltà di Medicina Temerty dell'università di Toronto, ha inoltre annunciato lo sviluppo di una piattaforma in grado di eseguire rapidamente lo screening dei composti per i soppressori della crescita dell'amiloide.
"Questa piattaforma può essere utilizzata negli studi preclinici per studiare le terapie farmacologiche. In definitiva, speriamo che i risultati dei test sui leganti amiloidi nei nematodi si traducano nel trattamento delle malattie neurodegenerative negli esseri umani", ha concluso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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