Il 1° dicembre è la Giornata Mondiale contro l'Aids, la terribile malattia che oggi ancora resiste ma fa sempre meno paura grazie ai progressi in campo medico e scientifico. Dagli anni Ottanta ai giorni nostri c'è stato un abisso nelle cure e prevenzione ma, ancora oggi, le infezioni restano alte (seppur in calo) e stimabili in 1.770 nuovi casi nel 2021 soltanto in Italia.
Differenza Aids e Hiv
Come ricorda il ministero della Salute, l'Aids è legato a doppia mandata al virus dell'Hiv ma non sono la stessa cosa: l'Human immunodeficiency virus attacca e distrugge un tipo particolare di globuli bianchi (i linfociti CD4) che sono i diretti responsabili di come il nostro organismo reagisce quando viene attaccato. "Il sistema immunitario viene in tal modo indebolito fino ad annullare la risposta contro altri virus, batteri, protozoi, funghi e tumori", spiegano gli esperti: ecco, l'Hiv si manifesta con gli effetti che provoca nel nostro sistema immunitario. Si può vivere per anni in maniera asintomatica e il test è l'unico modo per scoprire se si ha l'infezione.
L'Aids (Acquired immune deficiency sindrome - sindome di immunodeficienza acquisita) si ha quando ci si trova in "uno stadio clinico avanzato dell'infezione da Hiv". Come detto, può manifestarsi anche dopo anni quando le cellule CD4 si riducono drasticamente e l'organismo non è più in grado di combattere nemmeno le infezioni meno pericolose (anche un semplice raffreddore può diventare problematico).
I traguardi raggiunti
Già lo scorso anno, il 76% della popolazione mondiale affetta da Aids riusciva a vivere al meglio grazie a "una terapia antiretrovirale che aiuta a condurre una vita normale e sana", mentre solamente il 52% dei bambini con l'infezione ha avuto la possibilità di essere trattato in questo modo, l'altra metà quindi non riesce a ricevere ancora le cure adeguate come sottolinea l'Oms nella Giornata mondiale contro questa malattia. Attualmente sono 38 milioni nel mondo le persone costrette a convivere con l'Hiv e ancora quasi sei milioni non ricevono cure adeguate. Come detto in precedenza, però, sono stati notevoli i passi in avanti grazie a terapie che tengono a bada la malattia.
Come ricorda l'Istituto Superiore di Sanità (Iss) già nel 1987 fu introdotto il primo farmaco antiretrovirale (la zidovudina, Azt) al quale si sono poi aggiunti altri farmaci con nuovi e più incisivi meccanismi d'azione. Dieci anni dopo sono stati immessi sul mercato nuovi farmaci antiretrovirali, inibitori della proteasi, in grado di bloccare l'enzima virale che facesse riprodurre esternamente il virus. Senza entrare nel dettaglio tecnico, negli anni Duemila i passi in avanti sono stati enormi tant'é che, coloro i quali riescono a ricevere le cure adeguate, vivono in maniera quasi del tutto normale. Purtroppo non c'è ancora un vaccino anche se il primo si trova in sperimentazione dallo scorso anno e proseguono senza sosta nuovi studi per la creazione di farmaci ancora più efficaci.
"Incidenza in calo dal 2012"
Anche se dal 2012 in Italia si registra un calo delle nuove diagnosi ma soprattutto in modo maggiore dal 2018 e negli ultimi due anni, "le limitazioni dovute alla pandemia e la paura di accedere ad alcuni servizi sanitari hanno probabilmente comportato un ritardo nella diagnosi delle infezioni da Hiv", ha affermato quest'oggi il ministro della Salute, Orazio Schillaci, parlando durante l'evento per la Giornata mondiale contro l'Aids. La pensano così anche altri esperti come il direttore dello Spallanzani, Francesco Vaia, che ha sottolineato come si stia recuperando il terreno perso a causa del Covid nella prevenzione e diagnosi dell'Hiv.
"Fine dell'Aids entro il 2030"
"La Giornata mondiale contro l'Aids è un'opportunità per riaffermare e rifocalizzare il nostro impegno condiviso per porre fine all'Aids come minaccia per la salute pubblica entro il 2030": lo ha affermato il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in occasione del World Aids Day 2022 che si celebra con lo slogan "Equalize", cioé "affrontare e abbattere le disuguaglianze" nell'assistenza ad Hiv e Aids. L'obiettivo è ambizioso: superare la malattia, definitivamente, entro 8 anni da oggi. "Alle persone non devono essere negati i servizi per l'Hiv, indipendentemente da chi siano o da dove vivano, se vogliamo garantire salute a tutti - ha dichiarato Meg Doherty, direttrice dei programmi Oms su Hiv, epatite e infezioni sessualmente trasmissibili.
Obiettivo numero uno bloccare le infezioni tra i più piccoli, mettere la parola fine alla difficoltà di accedere alle cure per loro e "porre fine alle barriere strutturali, allo stigma e alla discriminazione nei confronti delle popolazioni chiave in ogni Paese il prima possibile".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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