I 5 sintomi che segnalano un ictus in corso: come riconoscerli

È di fondamentale importanza intervenire in brevissimo tempo in presenza di un ictus: ecco cosa bisogna fare, quali sono i segnali per riconoscerlo e cosa accade dopo le cure

I 5 sintomi che segnalano un ictus in corso: come riconoscerli
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Si tratta di una patologia che può essere invalidante ma se presa in tempo, il paziente può recuperare al meglio le proprie funzioni motorie: stiamo parlando dell'ictus, una sindrome che si caratterizza dall'improvvisa comparsa di un deficit neurologico focale che può persistere per oltre 24 ore e causare l'improvvisa chiusura di un trombo o embolo (ictus ischemico) o di un'arteria cerebrale (ictus emorragico). Di fondamentale importanza non soltanto la tempestività dell'intervento ma anche i segnali che possano condurre a questa problematica.

I cinque segnali da riconoscere

"La corretta informazione della popolazione svolge un ruolo fondamentale per favorire la consapevolezza dell’importanza di uno stile di vita corretto per la prevenzione di questa malattia e la riduzione delle sue conseguenze", ha dichiarato a Insalutenews il prof. Danilo Toni, Direttore dell'Unità Trattamento Neurovascolare al Policlinico Umberto I di Roma e Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di A.L.I.Ce. Italia Odv, Associazione per la Lotta all'Ictus Cerebrale. Ma quali sono i sintomi a cui a prestare attenzione?

  1. intorpidimento improvviso con perdita di motilità in un lato del corpo (viso, braccio, gamba) con la difficoltà di alzare un braccio e muovere una gamba
  2. difficoltà di parola ma anche di comprensione, confusione mentale
  3. problemi di vista con offuscamento in uno o entrambi gli occhi
  4. problemi a stare in piedi, vertigini e difficoltà di equilibrio
  5. forte mal di testa senza cause apparenti e diverso dal solito

Come comportarsi

Quando ci si trova qualcuno con quel quadro clinico non c'è tempo da perdere: bisogna subito contattare il 112 senza aspettare e sperare che i sintomi possano migliorare spontaneamente. Il prof. Toni spiega che non è buona norma chiamare o recarsi dal medico di medicina generale (Mmg) o dalla Guardia Medica così come non bisogna andare in pronto soccorso da soli, guidando un'auto o un altro mezzo "anche per evitare di presentarsi in un ospedale dove non sia disponibile almeno il trattamento trombolitico per via endovenosa".

La riabilitazione

Una volta al pronto soccorso, il paziente sarà curato e trattato con protocolli ormai collaudati da tempo: ecco perché diventa fondamentale la tempestività dell'intervento con il riconoscimento immediato, da parte degli affetti più cari, dell'ictus, per poter salvare la vita al paziente e garantire una ripresa migliore possibile. Durante le cura ospedaliere saranno poi i medici a spiegare quale sarà l'iter da seguire una volta che avverranno le dimissioni: tutto dipenderà dal grado di iniziale ripresa del paziente ma saranno fondamentali figure ad hoc affinché possa riprendere le attività quotidiane e il supporto necessario quando si dovranno affrontare le difficoltà maggiori.

Ecco perché si passa a un trattamento neuroriabilitativo per migliorare sia le funzioni mentali ma anche quelle fisiche così da fornire nuova autonomia alla persona colpita da ictus. Secondo le stime, il recupero avviene velocemente tra primo e terzo mese dopo l'ictus ma c'è chi continua a migliorare anche dopo questo periodo. "Chi esce da questa patologia deve affrontare un percorso complicato ma la fisioterapia, attraverso la riabilitazione, è una delle chiavi per migliorare la nostra vita. Siamo molto grati per l'ottimo lavoro che fanno i fisioterapisti ma questo incontro è stato utile per capire cosa può esserci di più da fare", ha dichiarato Andrea Vianello, presidente di A.L.I.Ce.

I numeri dell'ictus

Soltanto in Italia l'ictus cerebrale è la terza causa di decesso dopo tumori e malattie cardiovascolari ma è al primo posto tra le sindromi invalidanti visto che vengono colpiti, ogni anno, circa centomila

italiani. Secondo la Società Italiana di Neurologia, ogni anno sono circa 15 milioni le persone colpite in tutto il mondo: cinque milioni incontrano la morte mentre altri cinque milioni una disabilità che rimane nel tempo.

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