Un anticorpo monoclonale si sta dimostrando davvero efficace nel trattamento delle malattie infiammatorie intestinali, come colite ulcerosa e morbo di Crohn. Stiamo parlando del Guselkumab, ad oggi conosciuto per il suo utilizzo come inibitore selettivo dell'IL-23 nel trattamento della psoriasi. A quanto pare questo farmaco sta riportando buoni risultati anche in altri ambiti, dove ancora le capacità di intervento non sono moltissime.
Gli studi che danno speranza ai pazienti
Sono circa 250 mila le persone che in Italia vengono colpite dalle malattie infiammatorie intestinali. Stiamo parlando di patologie spesso invalidanti, che limitano la qualità di vita dei pazienti. Recenti studi hanno dimostrato che il Guselkumab - fra l'altro il primo anticorpo monoclonale completamente umano ad essere impiegato - è efficace nel combattere gli effetti della colite ulcerosa e del morbo di Crohn. Due malattie altrimenti davvero molto dure.
Nel corso del congresso dell'Italian Group of Inflammatory Bowel Disease (Ig-Ibd), che si sta svolgendo a Riccione, Johnson & Johnson ha presentato il suo prodotto. Si tratta, informa l'azienda, del solo anticorpo monoclonale anti Il-23 a doppia azione, ideato per neutralizzare l'infiammazione alla fonte cellulare bloccando l'Il-23 e legandosi al CD64. In Italia questo anticorpo monoclonale viene impiegato nel trattamento della psoriasi da moderata a severa. Il farmaco, tuttavia, è attualmente in fare di valutazione da parte di Ema (Agenzia europea dei medicinali), che sta cercando di comprenderne gli effetti su quei pazienti affetti da malattie infiammatorie intestinali.
Lo studio Quasar, ad esempio, ha evidenziato l'importanza del Guselkumab nella colite ulcerosa. Stesso discorso con gli studi Galaxi 2-3 e Graviti per quanto concerne il morbo di Crohn. In linea di massima 1 paziente su 3 tra i refrattari alle classiche terapie ha ottenuto una remissione endoscopica. Stesso risultato per 1 paziente su 2 che non hanno ottenuto particolari risultati dalla terapia biologica. Guselkumab è in lizza per essere il primo inibitore dell'Il-23 ad essere somministrato per via endovenosa e sottocutanea.
La parola degli esperti
"Nello studio Quasar che ha valutato l'efficacia e la sicurezza di guselkumab nei pazienti con colite ulcerosa moderatamente grave è stato dimostrato come, dopo un anno di trattamento, fino al 35% dei pazienti raggiungevano un endpoint molto importante che era quello della guarigione della mucosa", ha dichiarato Alessandro Armuzzi, docente di gastroenterologia presso l'Istituto Humanitas di Rozzano (Milano), come riportato da AdnKronos. "La remissione endoscopica, oltre a quella clinica, è molto importante per definire gli outcome a lungo termine della colite ulcerosa. Fino al 70% dei pazienti nel lungo termine che raggiungono una remissione endoscopica rimangono liberi da recidiva.
L'aspetto altrettanto importante è che questo risultato è stato documentato significativamente positivo anche nei pazienti che avevano fallito in precedenza terapie avanzate e non solo nei pazienti naive ai farmaci biologici", ha aggiunto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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