Gli specialisti abbreviano con l'acronimo Doc il disturbo ossessivo compulsivo, una patologia che nel corso della vita affligge circa il 2-3% della popolazione che almeno una volta avrebbe a che fare con manie o fissazioni che sentono la necessità di ripetere più volte per una sorta di sicurezza personale.
Di cosa si tratta
Molto spesso, questo disturbo si manifesta sotto forma di rituali (ma che in realtà sono pensieri ossessivi) che assumono le forme più svariate: accertarsi di aver chiuso bene il rubinetto dell'acqua o del gas, la porta di casa prima di uscire, aver inserito o meno l'antifurto e così via. Se esempi del genere diventano una consuetudine non si è più nel campo della casualità ma il problema può assumere davvero contorni psichiatrici. La ripezione, nel cervello, di certe azioni è causato da immagini e pensieri che non sono voluti ma che si presentano in maniera ripetitiva: ecco l'ossessione, dunque, che il soggetto non vorrebbe avere ma che fa parte della sua mente. La compulsione, invece, avviene con i gesti sopra descritti che diventano ripetitivi nel tempo e non sono controllabili.
Quando e come si manifesta
Gli esperti dell'Istituto A.T. Beck spiegano che gli esordi del disturbo ossessivo compulsivo inizia precocemente con un quinto dei pazienti che ne sarebbero colpiti in età molto giovane ma è entro i 30 anni che si manifesta maggiormente. "Dopo i 40 anni è molto rara la comparsa del disturbo. Sulla base di questa distribuzione, l’età media d’esordio è intorno ai 22 anni". Oltre ai sintomi già descritti le manifestazioni comprendono eccessivo ordine e precisione, pensieri aggressivi, preoccupazioni somatiche come ossessioni; gli atteggiamenti compulsivi variano dalla ripetizione di azioni ai conteggi, dall'accumulo al lavaggio.
Quando non è una patologia
"Pensieri ossessivi e comportamenti compulsivi vengono esperiti da tutti, e la ripetizione metodica di un comportamento può servire a perfezionarsi, come ben sappiamo quando lavoriamo, studiamo, impariamo a guidare l’automobile o suonare uno strumento", ha spiegato al Corriere la psichiatra Maria Cristina Cavallini del Centro disturbi dell’umore dell’Irccs Ospedale San Raffaele Turro di Milano. "In condizioni di pressione, tutti possiamo trovarci a ricontrollare se abbiamo con noi quello che ci serve, ad esempio per un esame, ma si tratta di modalità che perfezionano la performance e non ostacolano il funzionamento".
Viceversa, se i pensieri intrusivi, le immagini e gli impulsi hanno bisogno di essere ripetuti cominciano a diventare invalidanti e bisogna "impegnare sempre più tempo in queste attività, ci troviamo in presenza di un vero e proprio disturbo, con pensieri e comportamenti di cui non riusciamo a liberarci".
Quali sono le terapie
Per le forme più leggere c'è innanzitutto una terapia ad hoc chiamata "cognitivo-comportamentale" che aiuta tutti, dai bambini agli adulti insegnando a controllare tutte quelle situazioni che possono sfociare in ossessioni dando origine alle compulsioni. Se i disturbi sono maggiori, però, esistono cure farmacologiche che vengono prescritte dagli specialisti che hanno in cura i pazienti. Nel dettaglio, l'esperta spiega che esiste una proteina in grado di aumentare la serotonina. "Sono gli Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina (Ssri), farmaci utilizzati anche nella cura della depressione, ma in questo caso a dosaggi e per tempi diversi. Dopo 6-12 settimane in genere si osservano un graduale miglioramento della sintomatologia e una maggiore aderenza alle istruzioni della terapia psicologica".
Tra i vari trattamenti degli ultimi tempi, alcuni esperti si rivolgono a farmaci che
contengono sostanze psichedeliche così come l'anestetico a base di Ketamina ma si va verso nuove tecniche sperimentali che stimolano determinate aree del cervello come sperimentato già per il trattamento della depressione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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