Fazio: «Via l’Irap ma tagliando la spesa»

Ma sul documento di programmazione la Corte dei conti lancia l’allarme

Antonio Signorini

da Roma

Giusto puntare sullo sviluppo, perché la perdita di competitività del Paese è «devastante» e anche perché una bassa crescita dell’economia inciderebbe inevitabilmente anche sui conti pubblici. Giusto, quindi, puntare su un taglio dell’Irap, a patto che gli sgravi siano finanziati solo riducendo la spesa pubblica. Quella del governatore della Banca d’Italia era l’audizione più attesa e Antonio Fazio non ha deluso le aspettative, soprattutto quelle della maggioranza, visto che il suo è stato un sostanziale via libera al Documento di programmazione economica e finanziaria. Fazio ha parlato per ultimo davanti a senatori e deputati delle commissioni Bilancio, dopo una dura requisitoria della Corte dei conti che ha «sospeso» il suo giudizio sul Dpef in attesa della Finanziaria. «Alla luce delle attuali difficoltà della nostra economia» - ha spiegato - gli obiettivi di riduzione del deficit e del Pil sono «condivisibili». La politica economica secondo Fazio deve puntare sulla riduzione del prelievo fiscale «agendo prioritariamente sulle aliquote di imposta a carico delle imprese». Cioè l’Irap, che il Dpef pone al centro della prossima finanziaria. Il governatore sottolinea tuttavia che «la copertura deve discendere da interventi sulla spesa corrente». No a un aumento dell’Iva - come hanno invece auspicato ieri i banchieri dell’Abi - perché «riduce la domanda interna», ha spiegato il governatore che ha anche bocciato l’armonizzazione delle rendite finanziarie, «dannosa e inefficace».
Le misure per la ripresa dovranno comunque essere prese subito, già con la Finanziaria, «eventuali rinvii dei provvedimenti peseranno sulla ripresa». E non ce lo possiamo permettere perché l’Italia «ha perso competitività in modo preoccupante e devastante». Tra le misure da prendere è fondamentale «l’accelerazione dell’attuazione del programma di investimenti in infrastrutture». Per quanto riguarda la crescita del Pil, Bankitalia stima che nel 2005 si attesterà al meno 0,1% per poi salire a più 1,3% il prossimo anno. La «caduta della produzione industriale si è arrestata nel primo trimestre». Ma nel trimestre appena concluso dovremmo avere «un segno positivo maggiore di uno 0,1%», ha aggiunto confermando con una cifra le indicazioni date dal ministro dell’Economia Domenico Siniscalco e dall’Istat. La sfida più dura è quella del debito che dovrà scendere con dismissioni nell’ordine dell’1% del Pil all’anno.
Poco prima di Fazio, la Corte dei conti aveva di fatto bocciato il Dpef, lanciando un allarme: il quadro «supera largamente ogni precedente pessimistica proiezione», ha detto il presidente Francesco Staderini. Per quanto riguarda le banche, il presidente dell’Abi Maurizio Sella ha detto che il Dpef è un buon documento a patto che vengano mantenute le promesse.

Positivo il giudizio delle cooperative, con Legacoop che ha chiesto più impegno per le infrastrutture e Confcooperative che vuole più risolutezza nella lotta all’evasione fiscale e per l’attuazione della strategia di Lisbona.

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