Lloret de Mar - E dopo lo choc le polemiche. La Spagna attacca i media italiani, e lo fa duramente, «Il vostro è solo sensazionalismo senza fondamento». Il caso di Federica secondo loro è stato troppo enfatizzato, e tutto questo per «confondere l’opinione pubblica. Un’accusa gravissima e senza rispetto». Ieri sera ad intervenire formalmente l’ambasciatore italiano Pasquale Terracciano, che ha inviato una protesta formale al presidente della Generalitat di Catalogna, José Montilla, e al segretario generale per gli Affari Interni del governo catalano, Joan Boada. «Basta con le lezioni degli spagnoli», risponde il ministro per la Gioventù, Giorgia Meloni, al duro attacco del numero due del ministero degli Interni catalano. L’ambasciatore d’Italia ha fatto osservare al presidente Montilla l’atteggiamento obiettivo mantenuto dalla stampa italiana nel gestire questo doloroso caso. Intanto, dal fronte delle indagini, c’è un uomo che ha assistito alla scena dell’orrore. È il supertestimone, rigorosamente protetto ora dalla magistratura catalana, che ha visto un uomo alto e grosso gettare «qualcosa di simile ad un corpo di donna» tra le sterpaglie del parcheggio pubblico di Can Xardò a Lloret de Mar. Il suo racconto ha contribuito in modo determinante a stringere il cerchio attorno a Victor. Interrogato anche ieri, in Procura a Blanes, per sette ore dal giudice Maria Teresa Ferrer, l’uruguaiano ha fornito agghiaccianti particolari sull’omicidio.
Sorpreso dalla reazione di Federica, che ha cominciato a lottare per sottrarsi allo stupro, Victor l’ha colpita una prima volta con un pugno in testa e poi, resosi conto che la vittima respirava ancora, l'ha soffocata premendole una maglietta sopra la bocca.
Nello stesso interrogatorio trova conferma un altro dettaglio già anticipato ieri nella nostra ricostruzione: il corpo di Federica è stato tenuto nascosto da Victor per più giorni nel bagagliaio di un'auto posteggiata a Can Xardò. Per questo il cadavere si è rapidamente decomposto, diventando preda dei vermi. Victor, che tutti conoscevano a Lloret de Mar ma che nessuno voleva come amico, era uno che viveva d'espedienti, che faceva girar droga e beveva. Cosa che puntualmente aveva fatto la notte in cui ha trascinato con sé la sventurata Federica.
Al termine delle nuova deposizione di Victor Diaz Silva, resa al cospetto del suo avvocato Manuel Garcia, il magistrato ha rinviato a giudizio il ventottenne uruguaiano disponendo la sua carcerazione nel penitenziario distrettuale di Girona. L'accusa per el gordo, il ciccione, è di omicidio volontario con l'aggravante di aggressione sessuale. Il destino di Victor è quindi segnato da una lunga detenzione che, per ora, gli assicura almeno quattro anni di carcere preventivo, entro i quali, espletati tutti gli accertamenti, e fatta piena luce sulla vicenda, verrà celebrato il processo.
Victor ha fatto tutto da solo. Non ha avuto alcun complice che l'ha aiutato a trascinare Federica nella trappola mortale né ad occultarne il cadavere. «L'ho uccisa ma non l'ho violentata. Ero ubriaco e drogato e ho commesso un errore.
D'altra parte un errore lo possono fare tutti» è il patetico tentativo di difesa che Victor, anche ieri nel Palazzo di Giustizia di Blanes ha tentato di abbozzare, tentando di accreditare l'immagine di un uomo non propriamente cosciente delle sue azioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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