Giannino della Frattina
da Milano
Avevano dato appuntamento per le cinque nei rispettivi comitati elettorali. Tutti e due, sia lex ministro Letizia Moratti che lex prefetto Bruno Ferrante, convinti che per lora del thè assieme ai pasticcini ci sarebbero stati anche i primi risultati elettorali. E, invece, non è andata proprio così. Per saperne qualcosa di più, e cioè che Letizia Moratti è il primo sindaco donna di Milano, si è dovuto aspettare notte fonda. E la grandinata che ha rinfrescato il clima torrido, non solo meteorologicamente parlando, che ha surriscaldato la città durante una campagna elettorale giocata senza esclusione di colpi. Con i fischi e gli insulti alla Moratti che voleva partecipare al corteo del 25 aprile con il padre ex deportato a Dachau in carrozzina. E il bis del Primo maggio dopo che Ferrante le aveva dato della «padrona» invitandola a starsene a casa. Ma anche con Silvio Berlusconi arrivato a Milano a ricordare di quando lex prefetto andava «ad Arcore a baciargli la pantofola».
Ieri, invece, tutto molto più soft. Con i due chiusi in casa ad aspettare. Non molto lontani, perché luno e laltra abitano in vie centralissime. Con marito, genitori, figli e amici la Moratti. Con la moglie, i figli e il fratello arrivato dalla Puglia Ferrante. Intanto nei comitati elettorali qualche sottosegretario, alcuni onorevoli e molti politici locali sgomitavano per saziare la sete delle tivù in diretta e dei giornalisti a caccia di dichiarazioni. Acerbe, ma sufficienti per chiudere almeno il pezzo della prima edizione. Opposti, ovviamente, gli stati danimo. Con lo scintillante centro congressi della Fondazione Cariplo, quartier generale della Moratti, dove lentusiasmo lievita via via come un dolce ben infornato. E il più spartano acquartieramento di Ferrante (anche se magari una televisione per vedere i risultati qualcuno poteva portarla) che con il passar delle ore manifesta crescente scoramento. Scosso solo dal margherito Nando Dalla Chiesa, fresco sottosegretario del Prodino, che a scrutinio nemmeno cominciato già parte con la resa dei conti. «Molti degli elettori del centrosinistra che alle politiche erano corsi alle urne - la sua diagnosi impietosa -, questa volta non si sono ripresentati. Probabilmente non soddisfatti dalle prime prove della maggioranza». Bocciato Ferrante e bocciato anche Prodi. La novità, forse, è che questa volta lastensione non penalizza il centrodestra. ««Son cambiati i tempi - scuote la testa un vecchio militante -. Non è più come una volta che al mare ci andavano solo i sciuri». A innescare la polemica ci pensa invece Ignazio La Russa. «Il primo dato dei sondaggi e delle proiezioni - attacca riferendosi alle cifre Nexus - è stranamente sempre a favore della sinistra. E in ogni caso il dato di parità fornito allinizio sulla Moratti e su Ferrante era assolutamente falso». Briciole, il giorno dopo. Benzina sul fuoco durante un interminabile pomeriggio dattesa. Peggio se la sono sicuramente passati i presidenti di seggio. Alle prese con il lenzuolo elettorale. Una scheda di 99 centimetri per 33. Con dieci candidati sindaco, 34 liste e lo spazio dove poter scegliere tra 1.800 candidati. E con due Moratti. Letizia da una parte e la cognata Milly, la moglie di Massimo presidente dellInter, dallaltra nella lista Ferrante. Tanto che chi vota Forza Italia e mette la preferenza Moratti rischia lannullamento. Il bello della democrazia si potrebbe dire. Non lhanno pensata così gli elettori «narcisi» che hanno messo il proprio nome al posto della preferenza. O, per non sbagliare, lhanno addirittura firmata.
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