FERRARA I due «diamanti» di Borso d’Este

FERRARA I due «diamanti» di Borso d’Este

«Ferrara è la prima città moderna d’Europa: qui, prima che altrove, sorsero per volere dei principi ampie e regolari contrade: qui, col concentramento degli uffici e coll’attirarvi l’industria, si formò una vera capitale», scrisse Jacob Burckhardt. «I caratteri dei signori di Ferrara - proseguiva l’autore della Civiltà del Rinascimento in Italia -, hanno in generale dei lati deboli assai evidenti, ma pure in tutti v’era qualcosa di ciò che allora costituiva il tipo ideale di un principe, quale se l’erano formato gli italiani».
Figli naturali di Niccolò III, Leonello e Borso d’Este assunsero facce diverse del «tipo ideale del principe». Leonello seminava «grazie e intelligenza in ogni cosa che facesse», mentre per Borso, sentenziò Enea Silvio Piccolomini, «nulla fu più dolce della lode».
Due caratteri, due imprese. Amore per lo studio e vanità sembrano i numi che propiziarono la creazione dei maggiori monumenti a cui i fratelli vollero affidare l’immagine da trasmettere ai contemporanei e ai posteri. Leonello la chiuse entro le segrete pareti dello «studiolo» di Belfiore, abitato da nove muse, nove allegorie dipinte in forme astruse come segreti da svelare. Suo fratello Borso, che gli succedette alla guida del Ducato, scelse lo spazio più ampio, diviso in grandi scomparti, del Salone dei Mesi del palazzo ferrarese di Schifanoia, dove poteva farsi ritrarre mentre cavalcava, passeggiava, sfoggiava vestiti, indossava gioielli, accoglieva ambasciatori, proteggeva il suo popolo.
Dietro l’uno e dietro l’altro c’erano i consigli e i programmi degli umanisti, e c’era, ovviamente la precisa volontà politica di offrire un’immagine ufficiale di sé, ma la differenza tra le due nature si misura davvero confrontando le dimensioni dei due luoghi.
Erato e Urania, le due muse della Pinacoteca di Ferrara, evocano dal 23 settembre lo spazio perduto dello «studiolo» alla mostra che la città dedica a «Cosmè Tura e Francesco del Cossa. L’Arte a Ferrara nell’età di Borso d’Este» (Palazzo dei Diamanti e Palazzo Schifanoia, fino al 6 gennaio). Affreschi, dipinti, medaglie, miniature, disegni - sono centocinquanta le opere esposte - illustrano una delle vicende più fantastiche del Rinascimento italiano.
Avviato da Jacopo Bellini e Pisanello, questo trentennio unico nella storia dell’arte d’Europa ebbe il culmine nella Bibbia fatta miniare da Borso e nel Salone dei Mesi di Schifanoia. La prima è il frutto dell’immane lavoro che, in sei lunghi anni, compirono Taddeo Crivelli e Franco de Russi realizzando duemila miniature. Che il palazzo allarga e traduce in pittura, trasformando l’elegante arguzia e la minuzia del tardogotico nell’accensione simultanea di eccentricità e differenze caratteriali, astruserie e trasformazioni alchemiche, allegorie e simbologie, calendario astrologico-astronomico e insieme cronaca della corte estense: questo è l’affresco dei Mesi di Palazzo Schifanoia. Cantiere eletto in cui per sette mesi convissero artisti e artigiani, geni e copisti, ospitò il ciclo sul buon governo di Borso d’Este, il committente.
Concluso un decennale restauro, il Palazzo ritorna al centro del Rinascimento che favorì la nascita della favola cavalleresca di Matteo Maria Boiardo e di Ludovico Ariosto, vide sorgere tra i campi gli edifici delle «delizie» e propiziò la pittura di Cosmè Tura, Francesco del Cossa, Ercole de’ Roberti. Geni bizzarri, sono autori di una pittura aspra e allusiva. I lembi delle stoffe stridono nell’aria come metalli, i volti si assottigliano diventando cammei in pietra preziosa. Caratteri opposti, Tura e Cossa si fronteggiano tagliando le facce dissonanti del medesimo prisma.
Gentile e astruso, Cosmè è dominato da una fantasia che trova nel rigore disegnativo dei contorni il suo mezzo ideale. Cossa è più mansueto e monumentale, sfiora la scultura e anticipa Ercole de’ Roberti, l’ultimo della bizzarra dinastia, che sembra chiuderne la vorticosa parabola con la malinconia di paesaggi tenebrosi, romantici, quasi.


LA MOSTRA
«Cosmè Tura e Francesco del Cossa. L’arte a Ferrara nell’età di Borso d’Este». Ferrara, Palazzo dei Diamanti e Palazzo Schifanoia. Dal 23 settembre al 6 gennaio. Orari: Diamanti 9-12. Schifanoia 10-20. Info: 0532244949. www.palazzodiamanti.it.

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