Li ha lasciati con due gol per souvenir. Li ritrova dopo due pareggi (contro squadre toste: Bordeaux e Genoa) e una vittoria (Lazio), non proprio un successone. Torna Diego ed ora la Juve farà davvero i conti con il suo futuro. Se il ritorno basterà per rilanciarla a pieni giri, non sarà una bella notizia: significa che questa squadra è davvero Diego-dipendente, un po troppo dopo appena due mesi. Se, invece, contro Bologna e Bayern Monaco saranno più tormenti che delizie, le notizie saranno ancora peggiori: nemmeno con Diego, questanno, la Juve riuscirà ad acchiappare qualcosa di sostanzioso. Salvo clamorose autoflagellazioni dellInter in Italia e di altre cinque squadre in Europa.
Torna Diego, Del Piero va in panchina, Trezeguet di nuovo in campo dopo aver illustrato con due gol decisivi il peso suo e la levità realizzativa di Amauri. Ferrara prepara la risposta a Etoo e Milito, piagnucola ancora sugli episodi sfavorevoli di Genova e si aspetta rabbia. Questa è la Juve, che non è poco ma rischia di rovinarsi la vita in pochi mesi, se non sfrutta meglio le occasioni (a Genova ne ha buttate tante) e se non assesta la difesa, magari affidandosi al centrocampo studiato in estate e per adesso rimasto nei sogni (problema Sissoko e via dicendo). E Diego comincerà a risolvere il rebus che accompagna tutti i tifosi bianconeri: quanto serve? Quanto è grande?
Lothar Matthaus, che lo ha visto giocare in Germania, ha dato risposte senza dubbi. «È il numero dieci del futuro, ha fisico, visione di gioco, dribbling. Sa giocare uno contro uno e segnare. Oppure dare palla al momento giusto». Matthaus se ne intende, dunque cè da fidarsi. Poi ci sarà il Bayern, mercoledì che darà risposte sulla forza del soggetto nelle partite che valgono il blasone e mezza stagione (e quella con il Bayern lo è). Diego servirà ad aumentare la trazione anteriore della Juve e forse a tener a freno i pruriti del tifo sempre abbarbicato al nome di Del Piero. Per ora i pruriti sono stati anestetizzati, ma la comparsa in panchina del capitano sarà uno squillo di tromba, forse di battaglia. Ed infatti Ferrara ha già messo le mani avanti: «Voglio giocatori che possano garantire di spingere al massimo. Diego è recuperato, Del Piero non gioca da più tempo di Diego. Alex ha voglia di dare una mano, ma serve prudenza». Mica fesso. Scrupoloso, preciso, un po professorino, ma Ferrara è furbo il tanto per non farsi mettere nellangolo.
La Juve con Diego prometteva bene, poi i pari con Bordeaux e Genoa non ne hanno esaltato le speranze.
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