Festa dell'Unità nel caos, polemica sulla pubblicità: "Donne strumentalizzate"

E' bagarre sulla Festa dell'Unità che oggi apre i battenti. Il comitato "Se non ora quando" contro lo spot che vede la gonna rossa di una donna alzarsi. Ecco il siparietto di un partito che non ha Unità

Festa dell'Unità nel caos, 
polemica sulla pubblicità: 
"Donne strumentalizzate"

Roma - La gonna rosa di una donna che si alza e che lei tiene abbassata. E sotto la scritta: "Cambia il vento". Lo slogan della Festa dell’Unità romana, che apre i battenti per concludersi il 24 luglio, ha creato un forte scompiglio tra i moralisti della sinistra che hanno subito polemizzato gridando alla "strumentalizzazione del corpo femminile". Il comitato nazionale "Se non ora quando", che era sceso in piazza per moralizzare il Paese contro il premier Silvio Berlusconi, torna a colpire e a bacchettare, questa volta, i vertici del Pd. Ma non sono gli unici. Non piace nemmeno la "restaurazione" del vecchio logo. Insomma, la Festa dell'Unità anziché unire rischia di frammentare un Partito democratico già di per sé traballante.

Dibattiti, cabaret, proiezioni cinematografiche, musica, libri e teatro. Meno produzione di rifiuti, posate e bicchieri in materiali biodegradabili e stand riservati alle aziende della green economy. Insomma, la solita solfa. "Questa edizione - ha spiegato il segretario del Pd Roma Marco Miccoli - è dedicata al cambiamento che il Pd si candida ad intercettare in linea con il nostro segretario Pier Luigi Bersani". Un cambiamento che, però, non è piaciuto a proprio tutti. Anzi, la festa che Walter Veltroni aveva ribattezzata in "democratica" rischia di dividere anziché unire. Polemiche su polemiche. Le stesse che avevano colpito la pubblicità di Oliviero Toscani - evocazione dello spot dei jeans Jesus - per lanciare il nuovo formato dell'Unità voluto dall'ormai ex direttrice Concita De Gregorio. Allora le invettive erano state dirette contro una minigonna troppo mini, oggi contro le cosce rosee che rievocano Marilyn Monroe nel celebre film Quando la moglie è in vacanza.

A sollevare un polverone è il comitato "Se non ora quando". Un revival del vecchio slogan "L'utero è mio e me lo gestisco io". Si torna indietro, anziché fare un passo avanti. Questo è il centrosinistra che Bersani vuole venderci come progressista e riformista. "L’abbinamento fra lo slogan 'Cambia il vento' e l’ennesima immagine strumentale del corpo femminile - tuona il comitato contro gli organizzatori della kermesse - ci lascia stupite e attonite". Il comitato protesta contro "l’uso del corpo delle donne come veicolo di messaggi che nulla hanno a che fare con esso". Da qui l'invito al Partito democratico a ritirare la campagna. Invito che diventa nel corso della giornata una netta minaccia da parte della Corrente Rosa, associazione che ha scritto a Rosy Bindi per chiedere l'immediato ritiro del manifesta: "Altrimenti boicotteremo la festa".

Così, mentre anche al Nazareno crescono i mugugni, pare sempre più una "maledizione" quella che accompagna le Festa del Pd a Roma. Sulla sua bacheca Facebook già fioccano le stroncature: "Tafazzi segretario nazionale subito", "Cambia il vento, ma la musica è la stessa?". E ancora: "Complimenti al Pd e ai pubblicitari per la fantasia", "Certo che a pensarci bene ce ne sono di idioti nel Pd", "Vorrei proprio guardarli bene in faccia quelli che hanno avuto questa geniale idea e quelli che l’hanno approvata". Fino alle letture ironicamente dietrologiche: "Secondo me, le campagne pubblicitarie del Pd le paga Berlusconi... magari a loro insaputa".

C'è poi chi polemizza anche con la rediviva denominazione: Festa dell'Unità. Sa di vecchio, metallico come la falce e martello e violento come gli anni Settanta. Veltroni ci aveva provato a farla riemergere dai retaggi del passato. Ma non tutti i compagni del piddì sono pronti alla dipartita. A Roma soltanto il primo anno fu chiamata Festa democratica per non turbare la sensibilità degli ex Margherita. Oggi Lucio D’Ubaldo, senatore e membro della Direzione nazionale del Partito democratico, non ci sta e mette in guardia il partito. "Solo a Roma si mantiene la denominazione che ha segnato, nel bene e nel male, sessant’anni di storia politica nazionale - fa notare il senatore democratico - il problema è che il Pd non è la continuazione della politica e della iconografia della vecchia sinistra italiana". Insomma, per D'Ubaldo, "l’esigenza di non deludere una parte dell’elettorato nostalgico, ma rigenerare o conservare i simboli del passato è un errore".

Tra slogan che inneggiano al cambiamento e una recondita voglia di passato, il Pd romano si prepara a festeggiare un'unità che non c'è. A livello nazionale ha ben altre gatte da pelare.

La vittoria alle amministrative ha ringalluzzito i vari Di Pietro e Vendola che ora premono su Bersani per creare una "nuova alternativa". Anche qui, di unità c'è poco. Le continue minacce degli alleati e le forze contrifughe interne non lasciano alcun dubbio: da festeggiare c'è ben poco. 

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