Festa grande per i 40 anni della goliardia

Si leverà un possente Gaudeamus igitur con qualche inevitabile stecca, poi centottanta o forse duecento commensali celebreranno con un baccanale i fasti per il 40° anniversario della sacra Goliae Conphraternita, l'ordine goliardico sovrano in tutti gli atenei milanesi. Ospiti del Gran Maestro Golia XII, questa sera al ristorante Cascina Marisa di Opera, vi saranno duchi, principi, marchesi e cavalieri provenienti da ogni università italiana. E le matricole? Poche, perché con tutti quei blasonati in manto e feluca grondante di ciondoli, per loro tirerà una brutta aria.
Era il 1968, e a Milano infuriava l'ubriacatura sessantottina, quando Arturo Bedendo rifondò la goliardia ambrosiana, ormai degenerata nella sterile richiesta di una stecca di sigarette alle matricole. Assunto il nome di Golia II, Bedendo restituì ai goliardi la gioia di vivere, il piacere della burla e l'affilata satira verso quei tromboni e baciapile che ingrigivano la società del tempo. In quarant'anni un po' di tutto: feste della matricola guardate con diffidenza dalle autorità, manifesti che annunciarono la riapertura delle «case chiuse» facendo infuriare le femministe, banconote da 5.000 e 10.000 lire dichiarate fuori corso seminando il panico fra gli esercenti, salatissime multe agli automobilisti da pagare all'Acquario Civico. Ma anche vaccinazioni obbligatorie a cani, gatti e canarini, lezioni farsa in Università e convegni con il mago Otelma, dove i goliardi si spacciarono per esperti occultisti capaci di leggere il futuro dalle viscere degli animali.
La serata, alla quale presenzieranno anche gaudenti professionisti cinquantenni e sessantenni della categoria Amici miei, esordirà con una rappresentazione della celebre Ifigonia, un concentrato di scurrilità capace di scandalizzare i benpensanti di un tempo, ma che oggi lascia indifferente un ragazzino delle medie. Tuttavia la tradizione va rispettata.

Poi il gran finale, con la distribuzione di un numero unico, il vino celebrativo del quarantennale e le solenni nomine con tanto di spada e papiri in pergamena, in un turbine di canti, brindisi e gag improvvisate da questi anarcoidi di ogni età. Tuttavia, come disse negli anni Sessanta un questore di Bologna al suo maresciallo preoccupato per l'esuberanza dei goliardi: «Stai tranquillo. Sotto quelle apparenze ci sono i migliori cittadini».

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