Feste in bolletta per sette italiani su dieci. E il "Times" ci stronca: la Dolce vita ormai è amara

Il sondaggio del "Giornale" rivela i numeri dello scontento: metà dei nostri connazionali non si accorge nemmeno del doppio stipendio e l’80 per cento si lamenta dei prezzi saliti alle stelle. Il sociologo spiega: "Colpite soprattutto le fasce deboli e quelle fra i 36 e i 55 anni". E il pranzo in famiglia costa 30 euro in più. Dopo il "New York Timese", anche il londinese "Times" è impietoso sull'Italia

Feste in bolletta per sette italiani su dieci. E il "Times" ci stronca: la Dolce vita ormai è amara

Tenuta d’ordinanza per il Natale che sta all’uscio di casa: braghe di tela. Non sarà il massimo, conveniamo, per affrontare i rigori di un inverno in cui siamo giusto entrati, ma è certo l’abito più consono per rappresentare ben altri rigori. Quelli di una tredicesima più piatta di una sardina, di un salvadanaio più vuoto delle teste di taluni ministri, di una lista d’incombenze talmente pressanti che rischiano di trasformarsi in insolvenze. «Grazie Prodi» è il grido di dolore che si leva da ogni parte d’Italia.

Ma, se è vero come è vero, che Silvio Berlusconi, proprio come Carlo Alberto fece a suo tempo, si è candidato a raccogliere l’appello disperato degli italiani che vogliono restare a galla, nel frattempo non resta che aggrapparsi all’albero di Natale per non farsi trascinare via dalla corrente dello sfacelo economico. Il Giornale vi ha raccontato nei giorni scorsi come e perché siamo arrivati a toccare il fondo, ora, con i sondaggi che pubblichiamo accanto tutto appare drammaticamente più evidente. Sette italiani su dieci dicono di aver meno soldi in tasca per fare e farsi i regali di Natale. Otto su 10 hanno rilevato un’impennata nei prezzi. Quattro anzi quasi cinque su dieci, si sono lamentati per il peso specifico vicino allo zero della loro tredicesima e 5 su 10 sbugiardano il governo che, bluffando, ha giustificato l’aumento delle tasse con la necessità di aiutare le famiglie meno abbienti. Che, puntualmente non sono state aiutate.

Povero Natale, dunque. «Chi nota maggiormente questa pesante situazione, oltre alle classi sociali più deboli, sono le fasce di età intermedie, intorno ai 36-55 anni, cioè chi ha ancora i figli a casa e spesso una situazione economica da stabilizzare. Sembra quindi che la politica redistributiva del governo non abbia funzionato, almeno dal giudizio di chi doveva usufruirne», commenta il sociologo Arnaldo Ferrari Nasi, la cui agenzia di ricerca ha raccolto i dati che vi proponiamo. Riportavamo giorni fa lo sfogo di un impiegato delle Fs che, tra stipendio e tredicesima, quest’anno si è trovato in busta 152 euro in meno ma, se preferite le medie statistiche allora ricordiamo che il «taglio» della gratifica, dovuto alla «rimodulazione» dell’Irpef ha portato effetti devastanti nelle buste paga di tutti quegli italiani che già stavano tirando la cinghia: da 15 a 75 euro in meno rispetto al 2006.

Sentenzia l’Adusbef, l’associazione che difende gli utenti delle banche: negli ultimi 12 mesi i debiti contratti dagli italiani sono cresciuti del 9 per cento, per un totale di 537 miliardi, contro i 493 del 2006. Che dire di bollette, rate e tasse? In tutto, compreso il fatidico canone Rai si arriva ad un totale spese a 1.965 euro. E i pranzi natalizi e post natalizi? Sembrano difficili da digerire se si considera che la spesa per i prodotti di prima necessità è lievitata nel 2007 di quasi 400 euro in totale, tra pasta (più 22 per cento), pane, latte e formaggi (più 15 per cento). Potremmo anche noi seguire il consiglio che il premier Zapatero si è sentito in dovere di dare ai suoi preoccupati connazionali: «Mangiate coniglio, una carne sana leggera, gustosa e soprattutto meno cara». Altro che maiale, altro che agnello. In Spagna c’è stata subito una mezza insurrezione e in Italia? In Italia potremmo puntare in alternativa sulla mortadella. Che come ha detto il nostro presidente del Consiglio l’altro giorno ai microfoni di Rtl: «In questo momento è molto in».

Scherzi a parte siamo talmente in ristrettezze economiche che la Nielsen dopo aver intervistato oltre 26mila consumatori in 48 Paesi del mondo dedica «ai nuovi poveri d’Italia» un intero paragrafo della sua impietosa fotografia di fine d’anno e pone l’accento, parole di Patrick Dodd presidente per l’Europa dell’agenzia, sulla «scarsa fiducia di un numero sempre più crescente di italiani sul futuro dell’economia nazionale».

In buona sostanza visto che nel 2008 è stimato un rincaro per le spese di famiglia pari a mille euro l’anno, quello della Nielsen è un modo elegante per dirci che, pessimismo o no, questa volta siamo davvero gli ultimi della pista. Quindi speriamo che, sulla pista, non cada troppa neve. Altrimenti chi andrà a pagare al posto nostro?

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