Le contestazioni nei confronti di Celentano erano "assolutamente pilotate". Ne è sicuro il conduttore del festival di Sanremo, Gianni Morandi che, in conferenza stampa, ha spiegato le ragioni che lo inducono a pensare che i fischi e le invettive contro il Molleggiato fossero preordinate.
"Abbiamo mandato una persona in galleria e c’erano tre-quattro persone che sistematicamente fischiavano, con uno schema preciso. Era tutto organizzato, non so da chi, ma lo era. È impossibile che all’Ariston succeda una cosa del genere, non l’ho mai visto in tanti anni di festival. Era un’operazione troppo mirata", ha spiegato Morandi.
Che poi ha aggiunto: "Prima di venire qui, sono stato a fare colazione con Adriano e ci siamo un po' rasserenati dopo questi 15 giorni. Gli ho chiesto: perché non vieni in sala stampa? Lui mi ha detto: "No, vai tu, salutami tutti. Però non avere toni trionfalistiici, perché bisogna saper vincere...".
Sulla vicenda, il vicedirettore generale della Rai, Antonio Marano ha assicurato: "Posso dare una certezza a Claudia Mori. Erano pochi quelli che hanno contestato Celentano, ma certamente erano persone che avevano l’autonomia di poterlo fare. Non erano messi lì da qualcuno. Posso dirlo perché ero proprio lì".
Sul Molleggiato è intervenuto anche il direttore di Rai1 Mauro Mazza che ha spiegato che "Celentano non è Cacciari, non è Sgalambro, è un cantante che vuole esprimere le sue opinioni e subordina la sua presenza in tv alla possibilità di esprimerle. La Rai gli ha dato questa possibilità e Celentano si è preso la sua libertà, a tratti licenza".
Per quanto riguarda le critiche nei confronti della stampa cattolica, Mazza ha detto di capire la posizione del presidente Garimberti "perché con l’insistenza sulle testate cattoliche Celentano è stato antipatico, stridente con il livello artistico del personaggio. Garimberti dice che Celentano è stato fuori contesto, io dico che da 50 anni è fuori contesto e questo lo rende diverso e unico nel panorama artistico".
Insomma, per il direttore di Rai1 "Celentano ha cercato di spiegarsi, lo ha fatto alla sua maniera, non ha inveito, ha provato a spiegarsi dopo le polemiche che aveva scatenato. Mi è sembrato un intervento di un parrocchiano a una riunione diocesana, un ragionamento elementare, basico, da credente e va valutato in questi termini".
Le giustificazioni e la spiegazione del pensiero di Adriano Celentano non ha convinto però Avvenire, che con un editoriale del direttore Marco Tarquinio ha rispedito al mittente le accuse e i desideri di chiusura del giornale dei vescovi.
"Cancellare uno schiaffo in faccia alla verità è difficile. Ed è difficile chiedere scusa a se stesso prima che a chiunque altro (nessuno di noi lo aveva preteso) allungando incredibilmente la lista dei presi di mira", scrive il direttore del giornale della Cei.
Che poi rincara la dose: "Ancora più difficile pensare di poter sostituire un indicativo condito di imperiosa malizia (Avvenire e Famiglia Cristiana devono chiudere definitivamente) con un condizionale ingeneroso e furbetto (andrebbero chiusi se). Non si prendono in giro milioni di persone, non si può pensare di riuscirci, neanche se si canta bene, si ottiene "carta bianca" dalla Rai".
Un editoriale al vetriolo contro le invettive di Celentano, che nella sua prima apparizione sul palco dell'Ariston si era scagliato contro i due giornali di vocazione cattolico-cristiana invocandone la chiusura definitiva. Il Molleggiato ieri sera era tornato sul palco e aveva provato a correggere il tiro, apostrofandosi come "vittima della corporazione dei media" che avrebbe estrapolato una frase e cambiato un modo verbale del suo intervento. Insomma per Celentano si è trattato solo di un problema di condizionale.
In realtà, nonostante una prima correzione del suo pensiero, il Molleggiato aveva poi insistito nell'invettiva contro la stampa cattolica, colpevole di non parlare di Dio e della vita.
Ma la replica del direttore dell'Avvenire è arrivata a stretto giro di posta: "Difficile, quasi, come gridare, sperando di essere creduto, che Avvenire e Famiglia Cristiana sono fatti da giornalisti che non si curano di Dio e distolgono lo sguardo dalla vita e della morte degli uomini e delle donne del nostro tempo (lui dov’era quando Avvenire chiedeva alla Rai di far parlare quelli che lottano la vita e si misurano col dolore e la morte?). PS. Insomma, caro Celentano la delusione resta e s’aggrava. E come s’è capito ieri sera in diretta tv non è solo nostra".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.