nostro inviato a Sanremo
«Ditelo, ditelo che non ho invitato un delinquente senza qualità. Forza, ditelo che ho invitato un grande artista. Dovete dire se considerate Celentano un artista oppure no. Dovete dirmi che sono quattro anni che non sbaglio un colpo. Fatemi i complimenti invece di mandare in giro note irrispettose». Così un irritatissimo Gianmarco Mazzi, direttore artistico del Festival in uscita, ha replicato alzando la voce ieri mattina, in conferenza stampa, alla missiva del direttore generale Lorenza Lei che, nella sostanza, definisce senza qualità questo Festival e scarica le responsabilità su Mazzi e il direttore Mazza. Insomma, mentre all’Ariston si canta, fuori ci si prende a mazzate.
Celentano, oltre alle varie persone offese, lascia le macerie in Rai: ha fatto sgretolare quel poco che rimaneva in piedi prima del «tutti a casa» del mese prossimo, quando il Cda arriverà a fine mandato con tutto il suo vertice. Perché se è vero che il clan Presta-Mazzi ha voluto Celentano, ne ha anche fatto volontariamente un caso e ha messo la Rai di fronte a un fatto compiuto, è pur anche vero che, mentre si è in gioco, è quanto meno inopportuno dissociarsi e scaricare chi il Festival lo sta tenendo in piedi. Insomma, da questo caos escono tutti con le ossa rotte: la Lei che, per mantenere i buoni rapporti con la Chiesa e tentare di salvare la propria poltrona (missione ormai impossibile, dopo la bomba celentanesca), si fa prendere dal panico e manda commissari (Marano) e lettere minacciose e irritanti; Mazza che per difendersi dà un colpo al cerchio e uno alla botte; Mazzi che dopo sette anni di lavoro, nel bene e nel male, se ne va a casa con tanta amarezza; la Rai che ci fa sempre una figura terrificante nonostante riesca a mettere in piedi un grande e gradito spettacolo. Da lunedì, si faranno i conti. E vedremo chi pagherà di più.
Mazzi, a cui comunque scadeva già il contratto come direttore artistico, ha chiuso con l’azienda di Stato. E così si è tolto qualche sassolino dalle scarpe, anzi qualche macigno. «Mi aspettavo di essere ringraziato pubblicamente e invece sono stato trattato male, salvo poi farmi i complimenti in privato. In questi sette anni ho cercato di mettere dentro tutte le idee che potevo, ho imparato molto anche dagli artisti. La decisione comunque era già stata presa un mese fa». A stretto giro di posta sono arrivati i ringraziamenti con nota ufficiale del “commissario” Marano nell’inedita versione sanremese di “pompiere”, ruolo che poco gli si addice.
La nota della Lei conteneva anche un monito a Celentano affinché prevalessero «buon senso» e «correttezza» nella sua seconda apparizione dell’ultima serata in modo che non fosse necessario, al termine del Festival, «procedere a iniziative conseguenti a violazioni contrattuali». In sostanza una chiara minaccia a non superare certi limiti, come offendere i giornali cattolici, i giornalisti, i preti e via celentanando. Il direttore Mazza ha più volte ribadito di aver riscontrato una violazione del codice etico della Rai (sottoscritto da Celentano, insieme alla clausola della libertà totale di espressione e del non controllo dei testi). Quali potrebbero essere le conseguenze?
Risponde il direttore: «Se venisse avviata la procedura e investito il comitato che sovrintende al codice etico (di cui fa parte pure il “paganissimo” commissario Marano), si potrebbe arrivare anche alla rottura del contratto». Cioè: Celentano potrebbe non essere pagato. Addirittura si potrebbe procedere contro di lui legalmente per chiedere un risarcimento dei danni. Ovviamente questo non accadrà mai: nessuno si metterà a fare guerre al Molleggiato, soprattutto un vertice in scadenza.
Però, almeno in teoria, senza cachet non ci sarebbe la beneficenza tanto paventata. Quindi tutte quelle famiglie povere cui Celentano ha promesso di distribuire il proprio compenso si ritroverebbero senza niente in mano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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