La Fiat stringe i cordoni della borsa In vendita il palazzo della «Stampa»

Torino L'idea è di vendere, anzi: di buttare giù il palazzo per farne tanti appartamenti. Costa troppo al gruppo Fiat il palazzo di via Marenco dove hanno sede La Stampa e la concessionaria di pubblicità Publikompass, un gigantesco cubo di vetro con vista collinare che succhia 3,5 milioni all'anno solo di manutenzione. In un periodo di vacche magre è decisamente troppo. Troppo soprattutto per le tasche di chi ha imparato, da Sergio Marchionne in poi, a non buttare il denaro della finestra. E mai definizione fu più azzeccata.
Di piani con finestre in via Marenco ce ne sono tre, ma molte fanno soltanto da separé tra il cielo e il nulla. Dentro non c'è niente. E mezzo palazzo vuoto, è troppo. Dunque la parola d’ordine è vendere. Vendere per monetizzare il valore dell’immobile che fu costruito negli anni '60 dal pioniere dell'architettura industriale Vittorio Bonadé Bottino. Ma vendere in questo caso significa anche ridimensionare i costi del quotidiano la cui sede verrebbe trasferita in via Giordano Bruno. Dove costa meno. Ma prima di catapultarsi in operazioni senza rete, l'azienda ha mandato in avanscoperta, a palazzo civico, alcuni emissari per sondare il terreno.
L’operazione è a doppio filo. Luigi Vanetti amministratore delegato e direttore generale dell'Itedi, la società che riunisce le attività editoriali e di comunicazione di Fiat Group, è stato ricevuto in via informale, giovedì scorso, nell'ufficio del sindaco. Con lui c'era il vice, Angelo Capetti. La richiesta è una variante al Prg per trasformare l'area da commerciale a residenziale. Chiamparino da un lato incamererebbe quattrini per gli oneri di urbanizzazione e la Fiat, dall'altro, si troverebbe proprietaria di un'area rivalutata e di grande prestigio su cui costruire. La disponibilità a trattare è stata immediatamente accordata. I posti auto ci sono già, esattamente dove oggi i giornalisti parcheggiano: proprio sotto la redazione. Il Comune è disponibile a trattare sul valore delle aree (vuote) dell'ex mercato generale di via Giordano Bruno. Nella stessa zona del resto c'è già il cuore tecnologico del giornale, ci sono le rotative da dove esce fisicamente il quotidiano.
Due indizi però portano a conclusioni opposte. Il palazzo non è riconvertibile, ma d'altro canto la cartolarizzazione del patrimonio è iniziata inesorabile dal 1998. Complessivamente una decina di edifici torinesi del gruppo sono stati dismessi o ceduti (tra questi l'ex Ilvor e la storica sede di corso Marconi, oltre a una fetta del Lingotto). Segnali che lasciano pochi dubbi.

Dopo aver pensato per anni all’ipotesi di disfarsi del palazzo di vetro, questa volta mamma Fiat potrebbe fare sul serio. Con il via libera del sindaco. «È un'ipotesi. Ne abbiamo parlato. Ma non c'è nulla di definito» dicono dal Comune. La trattativa è iniziata.

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