Fido, 14 anni in attesa del padrone ucciso in un bombardamento

Il 9 giugno 1958 moriva l'Hachiko italiano, un meticcio di pointer. Tutti i giorni accompagnava un operaio a prendere il bus e lo attendeva al suo rientro. L'uomo perse la vita nel 1943, ma l'animale non smise mai di aspettarlo nella piazza del paese

Fido, 14 anni in attesa del padrone ucciso in un bombardamento

Non si è ancora meritato un film come il «collega» giapponese Hachiko, che per dieci anni attese in una stazione il padrone morto d'infarto, ma Fido non è gli stato da meno. Anzi la sua attesa addirittura più tenace, oltre 14 anni, durante i quali si recò puntuale tutti i giorni ad attendere alla fermata degli autobus il padrone, morto in un bombardamento nel dicembre del 1943. Anche quando il 9 giugno 1958 le forze gli vennero meno. Erano infatti le 16 quando si incamminò per l'ultima volta verso il pullman, pochi passi barcollando, poi si accasciò a terra senza vita. Fu raccolto da alcuni ragazzi che lo portarono alla vedova che scoppiò a piangere. Per tutto quel tempo l'animale era rimasto l'ultimo legame con il marito morto.

La notizia della sua morte fece presto il giro del Pase, perché già da alcuni anni Fido era diventato una celebrità, che aveva varcato i confini nazionali per approdare in Francia, Olanda persino Giappone. Nel Paese del Sol Levante del resto era ancora viva la memoria di Hachiko un cane di razza Akita che ogni giorno al mattino accompagnava alla stazione il padrone, Hidesaburo Ueno, professore presso il dipartimento agricolo dell'Università di Tokyo, per andarlo a riprendere poi a riprendere nel pomeriggio. Ueno morì improvvisamente di ictus mentre si trovava in facoltà il 25 maggio 1925 ma il suo cane andò tutte le sere ad attenderlo al treno fino all'8 marzo 1935, giorno della sua morte.

E la storia di Fido sembrava la fotocopia di quella di Hachiko. Una storia nata una sera d'inverno del 1941 quando Carlo Soriani, mentre rientrava nella sua casa di Luco del Mugello, frazione di Borgo San Lorenzo, trovò un cucciolo ferito in un fosso. Era un meticcio, mezzo poiter e mezzo chissà cosa. Lo portò a casa, lo curo e i due divennero inseparabili, anche se il cane si rivelò ben presto tutt'altro che un abile segugio, come sperava il suo padrone, incallito cacciatore. Ben presto Fido prese ad accompagnare il padrone alla piazza principale della frazione dove alle 5.30 avrebbe preso il bus per Borgo San Lorenzo dove lavorava alle Fornaci di laterizi Brunori. Per farsi poi trovare puntuale alle 19 al suo rientro. Soriani amava scherzare con il cane, qualche volta, non scendeva e allora Fido saliva e andava a cercarlo scovandolo dietro qualche sedile. Il 30 dicembre 1943 un violento bombardamento colpì lo stabilimento uccidendo oltre 100 lavoratori tra i quali Soriani. Quella sera Fido attese inutilmente il padrone, provò anche a salire sulla corriera, aggirarsi tra i sedili, niente, non c'era. Ma il cane non si perse d'animo. Torno la sera dopo, quella successiva, e ancora, ancora, ancora.

Fino a quando nel 1953 Amilcare Giovannini, noto giornalista e scrittore, venne a sapere dell'incredibile storia di fedeltà e ne scrisse sul quotidiano toscano La Nazione. La notizia rimbalzò rapidamente su tutti i principali giornali italiani, i settimanali Gente e Grand Hotel gli dedicarono ampi reportage e il cane apparve anche in diversi cinegiornali dell'Istituto Luce. E ben presto varcò in confini nazionali. In Olanda un grande scrittore, Peter Van Steel, narrò la sua storia nel maggiore quotidiano di Amsterdam, così come un suo collega di Parigi, Jean Marie Còlaudes, mentre in Giappone, dove appunto Hachiko era ancora molto popolare, gli dedicarono un ampio spazio sia sui giornali che nelle reti televisive.

Fido divenne una star. Il sindaco di Borgo San Lorenzo dispose che venisse esentato dalla tassa sul possesso dei cani. Poi gli confermò ufficialmente il diritto di circolare senza museruola. Nel 1957 gli conferì una medaglia d'oro e incaricò lo scultore Salvatore Cipolla di realizzare un monumento in suo onore. La statua in maiolica fu collocata in Piazza Dante a Borgo San Lorenzo, accanto al Palazzo comunale. Alla sua inaugurazione c'era tutto il paese, le scolaresche, la vedova Soriani, giornalisti da tutta Italia. Fu però distrutta qualche temnpo dopo da ignoti vandali e subito ricostruita, questa volta in bronzo, a scanso di equivoci, e posta sopra lo stesso basamento.

Fido morì il 9 giugno 1958. Fu trovato alle 16 da due scolari che rientravano a casa, steso sul ciglio della strada. Lo riconobbero subito naturalmente e corsero a dare la notizia alla signora Soriani che scoppiò in un pianto irrefrenabile. La notizia apparve il giorno dopo dalla Nazione con un titolo a quattro colonne. Il 22 giugno, La Domenica del Corriere commemorò Fido con una commovente copertina firmata da Walter Molino, che ritrasse il cane in punto di morte sul ciglio della strada, con la corriera attesa ogni giorno per 14 anni sullo sfondo sullo sfondo.

Per permettergli di ricongiungersi finalmente con il padrone, Fido fu sepolto all'esterno del cimitero comunale di Luco, ove riposavano le spoglie di Carlo Soriani. Quell'amico che aveva atteso instancabile per oltre 14 anni, senza mai perdere la speranza.

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