Roma - Via libera dell’aula della Camera alla fiducia posta dal governo sul decreto sviluppo. I voti a favore sono stati 317, i contrari 293, le astensioni 2. E in serata Montecitorio approva la conversione in legge del decreto Sviluppo con 308 sì e 288 no, su 598 presenti, altrettanti votanti e 2 astenuti. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato. Il testo deve essere convertito in legge entro il 13 luglio. Questi i numeri dell’approvazione della fiducia alla Camera sul decreto Sviluppo in mattinata: presenti 612, votanti 610, astenuti 2, maggioranza 306. I sì sono stati 317, i no 293. È la prima volta che la maggioranza alla Camera, dopo l’uscita di Fli, supera quota 316. In precedenza era arrivata al massimo a quota 314, raggiunta sulla mozione di sfiducia del 14 dicembre e il 2 marzo scorso sul federalismo.
Alfano: maggioranza compatta Per il Guardasigilli Angelino Alfano la fiducia, passata "con numeri da maggioranza assoluta del plenum", è motivo di "soddisfazione per la prova di compattezza della maggioranza, l’ennesima da settembre, che dimostra la solidità della stessa". "Penso - aggiunge il segretario politico in pectore Pdl - che il presidente del Consiglio possa andare ancor più robustamente convinto dei numeri della sua maggioranza oggi pomeriggio al Senato e domani alla Camera".
I contenuti del dl sviluppo Ma cosa prevede il decreto sullo sviluppo? Dai paletti sulle ipoteche e gli espropri sulla prima casa oltreché sulle ganasce fiscali al bonus per gli investimenti al Sud; dalla stretta sullo "ius variandi" delle banche alla rinegoziazione dei mutui; dalle disposizioni sui precari della scuola alla soppressione delle norme che istituivano il diritto di superficie per 20 anni sulle spiagge. Sono queste alcune delle principali misure del decreto sviluppo su cui oggi il governo ha ottenuto la fiducia. Dopo il via libera del provvedimento da parte dell’Aula di Montecitorio atteso per questa sera, il decreto passerà quindi all’esame del Senato per il via libera definitivo.
Con il maxiemendamento dell’esecutivo sono saltate un pugno di ulteriori modifiche introdotte dalle commissioni Finanze e Bilancio di Montecitorio. Tra le norme "cassate" dall’esecutivo c’è la soppressione delle sanzioni per i giudici tributari che non si esprimono entro 180 giorni sugli accertamenti esecutivi, la tassa sulla Tav e l’emendamento D’Antoni che (in attesa del via libera di Bruxelles al credito d’imposta) aveva destinato parte delle risorse Fas alle assunzioni al Sud.
Stop anche a una norma sulla scuola che allargava ai nuovi abilitati e agli abilitandi in strumento musicale e didattica della musica, la possibilità di accedere alle
graduatorie ad esaurimento. No infine alla possibilità di svolgere in forma occasionale attività di noleggio giornaliero delle imbarcazioni da diporto e le modifiche ai requisiti minimi visivi per la patente nautica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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