Film, spot e fiction Ecco Luca Angeletti il jolly di talento

Ha sparato al generale Dalla Chiesa (era un killer in Il capo dei capi), ha consolato Raoul Bova depresso per essersi mollato con Michela Quattrociocche (gli Alex e Nicki di Scusa ma ti chiamo amore), ha fatto il fidanzato zerbino di Stefania (in Tutti pazzi per amore), ha perseguitato il vice questore Simona Cavallari (in Squadra antimafia-Palermo oggi era il membro di una famiglia di cosa nostra), ha praticato decine di parti cesarei (in Nati ieri), farà il poliziotto assieme a Enrico Brignano (Fratelli detective, da ottobre su Canale 5) e ha cercato di convincerci ad usare il Bancoposta e a mangiare il Parmigiano Reggiano e i Quattrosalti in padella Findus. A dire il vero è iniziato tutto con gli spot, qualche anno fa.
Ha una faccia che è una tavolozza Luca Angeletti. In trentasei anni ci ha dipinto sopra qualsiasi cosa. Quasi sempre di gran fretta, ma mai a scapito dell’effetto. È che in certi ruoli gli sarebbe piaciuto rimanere dentro più a lungo: «Sono un po’ stanco dei tempi della tv, del galoppo della tv. Vorrei provare a viverlo un personaggio, più che a correrlo. Ogni tanto mi sento un po’ succhiato, ho sempre troppo poco tempo per affezionarmi ai personaggi, che invece mi sono piaciuti tutti. I ritmi della fiction sono impressionanti, bisogna girare otto-dieci pagine al giorno, il doppio rispetto al cinema. E infatti è in quella direzione che mi piacerebbe andare un po’ più spesso. Verso il cinema. Solo che la situazione è disastrosa, non girano soldi».
Non riusciva a «campare» bene neppure col teatro Angeletti. Si è messo a insegnare cinema e teatro in un liceo classico di Roma, per otto anni, ha girato un corto con i suoi allievi che nel 2004 è stato premiato al Festival di Giffoni. E insomma filava tutto come doveva, a conti fatti, solo che poi è arrivata anche la pubblicità ed è stata un’altra vita ancora: «Alla scuola Il circo a vapore, dove ho studiato, abbiamo portato in scena la figura del clown, utilissima per imparare a trasformare le sconfitte in vittorie. È ciò che accade ai clown tutti i giorni: il loro fallimento, il loro errore è un trionfo per il pubblico, che ne ride». Intanto lui si è messo a lavorare a rotta di collo, una fiction dietro l’altra, il cinema, e di nuovo il teatro che adesso «si può permettere» (a febbraio porterà in scena un monologo per la regia di Silvestrini). È talmente versatile che passa la vita a mimetizzarsi perché nulla, del ruolo precedente deve essere reperibile in quello successivo. «Per prepararmi a Nati Ieri ho passato mesi in ospedale, ho assistito ai parti, ho parlato con i medici e con le gestanti. Quando ho dovuto interpretare il ruolo del killer mi sono dovuto congedare da tutto ciò che sono, mettermi in contatto con la parte peggiore. E a scena finita la sensazione è stata orrenda. Mi tremavano le mani e mi sentivo vuoto, era l’esperienza del male». Si svuota sul set e si «riempie» a casa Angeletti. Ha una figlia di due anni e mezzo, una moglie che ha da poco smesso di fare l’attrice (assieme hanno girato e prodotto Cheap Size, in onda sui canali Fox) un terrazzo sul quale esercita il suo pollice verde, un appartamento che smonta e rimonta con una certa irrequieta frequenza. Detesta guardarsi indietro, ha raggiunto una forma di perfezionismo laico «ogni tanto, anche le cose non perfette funzionano» che gli consente di non badare ai dati d’ascolto con l’ansia tipica degli attori televisivi e a non ingolfare il suo tempo libero con cinema e televisione: «Quelli con cui lavoro preferisco frequentarli che guardarli in video.

Sono diventato amico di quasi tutte le persone con cui ho diviso i set: da Bova a Brignano, da Giannini a Piera degli Esposti che è artisticamente un monumento ma che ha anche la leggerezza di una coetanea perché è giovane dentro. Credo che con me si stia bene e io sto bene con gli altri: dagli attori a tutti quelli della troupe che sono sempre il nostro primo pubblico. Altro che dati d’ascolto».
(2.continua)

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