Film su Gargano, rapinatore fra tragedia e farsa

Fiorello a «Viva radiodue» svela la trama con le Iene Bizzarri e Kessisoglu

Stefano Zurlo

Una rapina scalcagnata e disperata. Domenico Gargano era una scarica di adrenalina e voleva capovolgere il mondo che girava storto. La sua Chicca, la bella Chicca Cipriani, l’aveva piantato in asso, lui voleva richiamare la sua attenzione. E riempire il portafoglio, dopo aver imbottito il corpo di cocaina. Usò un’agenzia di periferia, dalle parti del Corvetto, come megafono. Alle 15.30 del 29 dicembre 1997 entrò nella filiale della Banca Popolare di Milano in via Cassinis portando come biglietto da visita una bomba a mano e pronunciò una frase più grande di lui: «Voglio dieci miliardi o vi faccio saltare in aria». Il resto del copione non lo sapeva nessuno, nemmeno l’interessato.
La storia sfuggì di mano a tutti. La rapina si avvitò su se stessa. In bilico fra tragedia e farsa per più di 24 ore, mentre i milanesi mettevano in frigo lo champagne per il botto di Capodanno. Finì bene, nel senso che non ci furono altri disastri e i tre ostaggi furono liberati senza un graffio. Perso per perso, Gargano improvvisò seguendo un istinto generoso e megalomane: scese a quota 4 miliardi, pretese un elicottero per il più pirotecnico dei gesti, il lancio delle banconote su Milano. Invece si ritrovò a terra, dopo aver esploso nel parapiglia cinque inutili colpi, il volto sfregiato dalle botte dei Nocs della polizia, una condanna a 8 anni.
I milanesi tirarono il fiato, il personaggio aveva una sua simpatia. Ieri, nel corso della trasmissione Viva radiodue, Fiorello e le due Iene Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu hanno disseppellito quella pagina di cronaca a tinte forti. «Entrò in banca per suicidarsi - ha spiegato Fiorello - poi fu convinto a non uccidersi. E lui, già che c’era, improvvisò la rapina». Risate, lazzi e un annuncio: Luca sarà Mimì Rendano, insomma Gargano, nel film «...e se domani», sugli schermi dal 13 aprile.
Naturalmente, la vicenda è stata rimaneggiata rispetto all’originale: Mimì è un siciliano sui trent’anni immigrato in una imprecisata città del nord; il suo amico Matteo Cillario, l’altra iena Paolo Kessisoglu, è un avvocato e ci racconta le peripezie di Mimì che è da sempre innamorato di Ketty, Sabrina Impacciatore. La sua è una passione mai confessata, tutta interiore, e anzi, in un primo momento, l’uomo scopre che Ketty ha sposato Giovanni, che conosce da sempre. Poi però Giovanni, Claudio Gioè, muore per un male incurabile e lentamente Mimì comincia a fare breccia nel cuore di lei. Le cose cominciano a filare per il verso giusto. Ma un malinteso con la banca fa scoppiare un litigio furibondo fra Mimì e Ketty. Lui si precipita in banca, pronto a tutto, proprio come Gargano...
In effetti il destino di Gargano si attorcigliò attorno a un prestito che gli era stato negato. Per superare l’ostacolo Gargano si rassegnò ad espugnare la banca che gli aveva rubato il domani, incerto però sul da farsi: farla finita o diventare ricco con il bottino.
Il film segue solo in parte il dramma del Corvetto ma procede, come Gargano in quei giorni di fine ’97, per contrasti, esagerazioni, gesti eroici ed estremi. Allora, Gargano, assistito dall’avvocato Armando Cillario, riuscì a limitare i danni: 8 anni per quel gesto che aveva fatto il giro del mondo. Lo psicodramma con la Chicca però non finì lì: lacrime, brusche litigate, rappacifacazioni ancor più lacrimevoli, arresti domiciliari a Corsico in casa di lei, la richiesta di poter fuggire dentro una cella lontano dall’insopportabile donna della sua vita, il matrimonio e la nascita di una figlioletta, un andirivieni di sentimenti sulla porta girevole dell’anima. Anche nel film di Giovanni La Parola, giovane regista bolognese, i colpi di scena fra Mimì e Ketty si susseguono fino alla fine.

Chissà se l’ormai quarantatreenne Gargano si riconoscerà nella iena Bizzarri. Oggi è un uomo libero, lavora e vedrà la sua storia comodamente seduto in poltrona. Come quei milanesi che nove anni fa vissero il terribile presagio di un Capodanno di sangue.

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