Il film del weekend: "By the Sea"

Angelina Jolie mette a nudo la propria dimensione interiore in un film che affascina per autoreferenzialità e bellezza visiva estreme ma che, a causa della cornice statica e autoriale, resta per pochi

Il film del weekend: "By the Sea"

Sareste capaci di guardare a lungo uno scorcio di mare di incredibile bellezza ipnotizzati dal suo moto ondoso? Se la risposta è affermativa, avete buone possibilità di abbandonarvi all'inerzia languida di "By the sea", l'ultimo film di Angelina Jolie, e di comprendere che sotto alla sua lenta ripetitività di superficie c'è grande profondità.

Una donna che agli occhi del mondo ha accumulato, un po' per nascita, un po' per determinazione, un numero di benedizioni che la maggior parte dei comuni mortali non oserebbe neppure sognare, mette a nudo la propria reale condizione esistenziale rivelando che non è quella di un'eletta: ecco quanto racconta di personale quest'opera. In "By the sea" la regista, già ambasciatrice per l'Onu, star internazionale e facente parte della coppia d'innamorati più bella e famosa del globo, si prende il lusso di far spiare al pubblico le fragilità, insicurezze e sofferenze che popolano anche la camera degli dei, quella abitata da lei e dal consorte Brad. In una specie di personale "Eyes Wide Shut", i coniugi Pitt interpretano una coppia glamour sulla soglia dell'implosione e preda di atteggiamenti passivo-aggressivi. Roland (Brad Pitt) e Vanessa (Angelina Jolie) sono americani, marito e moglie da 14 anni e stanno attraversando un momento di crisi. Arrivano in una sonnolenta cittadina della Costa Azzurra e prendono alloggio nella grande suite di un albergo che affaccia su una baia isolata. Qui lui, che di mestiere fa lo scrittore, spera di ritrovare l'ispirazione per un romanzo. Lei, invece, è un'ex-ballerina che pare aver subito un trauma in tempi recenti e ne porta ancora i segni. La loro è una cupa routine: Roland trascorre le giornate tra l'alcool e la scrittura in un pub gestito da un accogliente vedovo (Niels Arestrup), Vanessa si trascina dal letto al balcone e viceversa, in vesti estremamente chic, leggendo libri che disprezza, sfogliando riviste di moda e ingoiando pillole antidepressive. L'arrivo, nella stanza accanto, di due sposini in luna di miele (Melvil Poupaud e Mélanie Laurent) permette alla donna di uscire dal suo torpore perché, una volta scoperto un buco nel muro, comincerà a spiarli. Lei che ha perso sorriso, spontaneità e amore per la vita, si sentirà fecondata dall'entusiasmo amoroso dei vicini e inizierà piano piano a fare pace con la propria femminilità.

Il film gronda piacere visivo grazie a location evocative, inquadrature artistiche e ad una fotografia calda e pastellata. Si resta sedotti dai primi piani di interpreti di assoluta avvenenza e dall'allure "europea" degli anni Settanta in cui il tutto è ambientato. Ma, poiché nei 132 minuti di girato non accade granché e i silenzi dilagano, per la maggior parte del pubblico, ivi compresi anche molti fan dei Brangelina, "By the sea" faticherà a prendere altra forma rispetto a quella scoraggiante del dramma soporifero. Vale comunque la pena mettere alla prova la propria pazienza e tentare la visione: se sarete tra i pochi in grado di sintonizzarsi sulla stessa melodia spirituale di chi ha realizzato il film, ve ne innamorerete.

Roland è un marito che ha trasformato il proprio amore in pazienza, schiavo della speranza che i tempi felici trascorsi in passato con la sua amata ritornino. Vanessa è un'eroina tragica per la quale non è facile provare simpatia vedendola oscillare tra lo stordirsi ora nella contemplazione del paesaggio marittimo, ora in quella delle pagine di Vogue. Ma sono queste contraddizioni a renderla umana, così come il suo pietire immagini da uno spioncino quasi osservasse un giardino dell'Eden da cui è stata cacciata per sempre. Nascosti sotto al suo frangione alla BB e agli enormi occhiali da diva, ci sono occhi che si accendono solo per sgranarsi come a invocare aiuto o pietà o a gridare sgomento, ma per la maggior parte del tempo tacciono immobili come il resto del viso e del corpo di una donna che ha rinunciato a vivere. Vanessa si nasconde dietro la ricerca dell'impeccabilità estetica, ma si capisce presto che il trucco pesante, gli outfit perfetti, la posa e gli atteggiamenti studiati sono solo stampelle di un ego irrimediabilmente ferito. Accentuare la sua bellezza a un livello quasi ultraterreno le serve a simulare quella perfezione che in realtà sente tanto lontana da lei. E' il suo modo di arginare la perenne minaccia di frana con cui convive il suo dissestato paesaggio interiore. Delude, a un certo punto, apprendere la radice della sua paralisi emotiva: la spiegazione concreta di quella profonda infelicità suona come un cliché poco coinvolgente.

L'aspetto filiforme ai limiti dell'anoressia e il seno rifatto a seguito della mastectomia volontaria della Jolie non vengono nascosti ma se c'è un nudo, nel film, che appare totale è quello dell'anima della regista.

"By the sea" è un'opera dal fascino anomalo, ebbra di autoreferenzialità e di confidenze velate. Il ritratto triste, sincero e, in parte, autobiografico di una donna che sembra dire: "Io non sono una dea, è che mi disegnano così".

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